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Il voltafaccia compiuto nella conversione del decreto rilancio, per cui mentre si danno incentivi fino al 110% per le ristrutturazioni edili si congelano i Documenti unici di regolarità contributiva (cioè un certificato di regolarità del lavoro, e delle pressioni del sindacato per ripristinare l’uso del Durc negli appalti pubblici nel Decreto semplificazioni, rischia di produrre un cortocircuito.
Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil lancia l’allarme dopo la pubblicazione sui siti di Inps ed Inail della nuova “regola” del doppio binario relativa alla presentazione del Durc. Per gli appalti pubblici è infatti necessario averlo aggiornato a luglio 2020, ma per i lavori privati, come ad esempio quelli legati al bonus 110% e che rappresentano il 75% della produzione del settore, vale fino ad ottobre quello aggiornato al 30 agosto 2019.
Questo per la Fillea vuol dire che “se lavoro per un appalto pubblico devo avere lavoratori regolari, se invece prendo soldi pubblici per lavori privati, con il 110% addirittura più di quanto spendo, posso anche permettermi di avere lavoratori a nero, visto che il mio Durc risale ad un anno fa”. Genovesi, ricorda poi che governo, a partire dal presidente Conte “si era impegnato in una grande lotta al lavoro nero (tra l'altro uno degli obiettivi dei nuovi finanziamenti europei) ma i fatti stanno dicendo il contrario.”
“Il governo e la maggioranza portino a compimento la scelta fatta con il decreto Semplificazioni con due semplici interventi: si intervenga per ripristinare i termini del Durc sia per l'edilizia pubblica che privata e per dare attuazione al codice appalti, rendendo obbligatoria la congruità (un più preciso strumento di lotta al lavoro nero) per tutti i lavori edili” conclude il leader degli edili Cgil.