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Sono scesi dal tetto dopo l’incontro con il prefetto, ma sono ancora in lotta. Sono gli operai del Consorzio di bonifica dei bacini settentrionali del cosentino. Protestano perché hanno un arretrato di 12 mensilità. Vengono pagati saltuariamente ma, di fatto, dalle loro tasche manca un anno di salario.
“Una condizione estrema – ci spiega la segretaria della Flai Cgil Pollino Sibaritide Tirreno Federica Pietramala - che va inquadrata all’interno di una vertenza più complessiva: al Consorzio di Scalea, per esempio, mancano 7 mensilità e hanno provato ad avviare una procedura di licenziamento che siamo riusciti a bloccare, a quello di Trebisacce gli arretrati sono 4. Negli ultimi due anni, infatti, la condizione di questi lavoratori è drammaticamente peggiorata perché con il blocco dei pagamenti legato all’emergenza Covid, le rimesse non sono entrate e i salari sono stati saldati sempre più a singhiozzo”.
Lavoratori che hanno continuato a prestare servizio sempre, anche quando i soldi non arrivavano ma che adesso sono messi in una condizione impossibile. Lo hanno detto al Prefetto che, dal canto suo, ha preso l’impegno di riferire a tutti gli organi competenti – Regione e ministero – la gravità della situazione.
“Va aggiunto – spiega ancora Pietramala – che le leggi 11 e 26 che riguardano le bonifiche, in questi anni in Calabria sono state depotenziate e che l’impegno assunto dalla Regione dopo il fallimento del consorzio ex Sibari Crati nel 2010 nei confronti dei lavoratori a cui dovevano andare 5 mensilità è stato totalmente disatteso”.
Bonifica nella piana di Sibari vuol dire acqua, risorse idriche indispensabili per garantire la tenuta dell’agricoltura, e quindi dell’economia, calabresi.
“Se si ferma il consorzio – conclude Pietramala – semplicemente l’acqua non arriverà nei terreni e qui abbiamo filiere d’eccellenza come quella delle pesche e delle nettarine, in più c’è tutta la coltivazione agrumicola. Anche per questo la Regione deve assumersi le proprie responsabilità e non solo rispondere a questa situazione inaccettabile ma anche pensare al rilancio dei consorzi in tutta la Calabria se è vero che intende l’agricoltura come volano di sviluppo del nostro territorio. È questa la richiesta che abbiamo avanzato con il nostro esecutivo. Ma prima di tutto vogliamo che questi lavoratori abbiano risposte e ricevano i compensi che gli sono dovuti”.