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“Nessun intervento legislativo che operi nuovamente sul decreto dignità e in particolare sui contratti a termine può essere realizzato senza confronto con le parti sociali. Si affrontino e risolvano prima le tante vertenze aperte, e si effettui la necessaria manutenzione del decreto rafforzando i percorsi di stabilizzazione dei lavoratori con la contrattazione nazionale”. È quanto si legge in una nota della Cgil in merito alle ipotesi avanzate dalla Lega su un disegno di legge di modifica al decreto dignità.
“Dopo alcuni mesi dalla sua attuazione – spiega la confederazione – le criticità che avevamo espresso inizialmente si stanno purtroppo materializzando, come sulla mancata scelta di apporre la causale fin dall’inizio del contratto, altrettanto sull’assenza di una causale per picchi programmabili, così come sull’impossibilità di affidare alla contrattazione nazionale una declinazione delle causali concordata”.
“Se da un lato – sottolinea la Cgil – riscontriamo la stabilizzazione di buona parte delle figure più professionalizzate, dall’altro assistiamo, soprattutto tra le mansioni più fungibili, a un aumento del turn over piuttosto che alla stabilizzazione delle professionalità con contratto a termine o in somministrazione. Siamo di fronte quindi a un utilizzo spregiudicato delle imprese delle varie forme di assunzioni precarie”.
Le numerose vertenze, di questi mesi, hanno evidenziato per il sindacato di corso d’Italia “la necessità della continuità occupazionale per molti lavoratori che deve essere affrontata solo attraverso la maggiore stabilizzazione all’interno dei cicli produttivi. La precarietà va superata sia per garantire la qualità della vita dei lavoratori che la qualità produttiva delle nostre aziende, e quindi – conclude la Cgil – per lo sviluppo più generale del Paese”.