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Dopo lo stralcio del massimo ribasso, il testo del Decreto Semplificazioni, uscito dal Consiglio dei Ministri di venerdì, ha rimosso la pericolosa impostazione di totale liberalizzazione del subappalto. "La soluzione adottata è importante per tutti gli appalti ed in particolare per gli appalti di servizi", afferma Maria Grazia Gabrielli segretaria generale della Filcams Cgil. Va evidenziato, infatti, che il valore complessivo degli appalti pubblici nel nostro Paese, prima della pandemia, era di circa 170 miliardi di euro e di questi oltre il 41%, pari a 70 miliardi, è rappresentato proprio dai servizi.
La percentuale di limitazione del subappalto - oggi 40% che il Decreto porta al 50% fino al 31 ottobre - non sarà più il criterio di riferimento: "Dal 1 novembre due sono le modalità operative che rappresentano, a nostro avviso una soluzione al problema della procedura di infrazione europea avviata nei confronti dell’Italia e un cambiamento di impostazione in materia di appalti", prosegue la segretaria: "Il contratto non può essere ceduto ad un terzo soggetto, non può essere affidata ad altri la integrale esecuzione delle prestazioni o lavorazioni come non può essere affidata ad altri la prevalente esecuzione delle prestazioni o lavorazioni relative al complesso delle categorie prevalenti o in caso di contratti ad alta intensità di manodopera (ad esempio quelle di pulizia). La violazione di questi nuovi parametri rendono nullo il contratto di appalto. Il secondo elemento positivo è dato dall’obbligo di garantire, da parte del subappaltatore, i medesimi standard qualitativi e di prestazione previsti nel contratto di appalto e di riconoscere ai lavoratori, come la Filcams rivendica da tempo, un trattamento economico e normativo non inferiore a quello che avrebbe garantito il contraente principale inclusa l’applicazione dei medesimi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro".
Un salto qualitativo e di impostazione, quello previsto dal nuovo comma 14, primo periodo dell’art 105, se si considera che si poteva sub appaltare con un risparmio ulteriore fino al 20%. Una clausola che negli appalti di servizi, dove la manodopera assume l’incidenza più alta sui costi, si scarica tutta sulle retribuzioni e sugli orari delle lavoratrici e dei lavoratori determinando, nella catena del subappalto, il progressivo impoverimento in termini normativi, retributivi, di salute e sicurezza insieme ai rischi in termini di infilitrazioni e illegalità. Con la nuova disciplina, invece, se l’attività prevalente è quella che vede l’applicazione del Contrato Nazionale Multiservizi da parte del contraente principale, il subappaltatore non può applicare un Contrato Nazionale minore o pirata per la porzione di attività subappaltabile, come se il Contrato Nazionale del contraente principale è quello dell’Edilizia, il subappaltatore non può applicare il Contrato Nazionale del Multiservizi. Un segnale di cambiamento che guarda anche la dinamica della concorrenza nella direzione di una maggiore qualificazione delle imprese e che pone un argine a fenomeni distorsivi e di dumping contrattuale.
"La condizione dei lavoratori, particolarmente delicata negli appalti ad alta intensità di manodopera, viene posta correttamente al centro della nuova disciplina - secondo Gabrielli - una centralità rafforzata poi dalla responsabilità in solido che il contraente principale e il subappaltatore devono assumere nei confronti della stazione appaltante in relazione alle prestazioni oggetto del contratto di subappalto". Gli interventi sull’art 105 del Codice dei contratti pubblici, insieme a quanto già previsto dal Codice stesso all’art 30 in merito al Contratto Nazionale di Lavoro da indicare per l’attività prevalente dell’appalto e all’art 50 sulle clausole sociali rappresentano i punti chiave per riuscire a ricomporre una condizione di normalità nell’ambito degli appalti di servizi che continuano a vedere spesso negata la rispondenza tra appalto - qualità del servizio - qualità del lavoro.
La Filcams, congiuntamente alle altre categorie, aveva espresso forte contrarietà verso la liberalizzazione del subappalto e del massimo ribasso, pronta ad una forte mobilitazione e allo sciopero generale per bloccare una ulteriore deregolamentazione scaricata tutta sui lavoratori dei servizi. Il risultato raggiunto mostra ancora una volta che confronto preventivo e sul merito delle proposte sindacali può costruire soluzioni positive.
Ora è necessario che la disciplina del subappalto e lo stralcio del massimo ribasso vengano confermate nell’iter parlamentare di conversione del Decreto Semplificazioni e, contestualmente, saremo impegnati in un ruolo contrattuale che deve essere agito a monte, con la contrattazione d'anticipo, rispetto alle stazioni appaltanti, nella definizione delle gare e nella traduzione della nuova disciplina. Non sono stati risolti tutti i problemi per arrivare ad una nuova semplificazione e qualificazione del sistema degli appalti (riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti, digitalizzazione della PA, criteri di congruità, come riteniamo sbagliato l’innalzamento della soglia per gli affidamenti diretti).
"C’è bisogno di consegnare stabilità e chiarezza applicativa e interpretativa ad una disciplina complessa che troppe volte è stata rivista a pochi anni dalla sua emanazione e applicazione - conclude la segretaria - il primo passo compiuto in questi giorni sta andando nella giusta direzione".