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"Da Topolino a Malefica. Così potremmo definire la trasformazione di una grande azienda come Disney. L’azienda infatti ha comunicato venerdì 21 maggio la chiusura di tutti i negozi in Italia. I suoi stores sono stati luoghi di aggregazione per bambini e famiglie, dove i film e i sogni prendevano forma e vita. Oggi Disney cambia volto e diventa responsabile della scelta di lasciare a casa 250 lavoratori in tutta Italia, di cui 49 a Milano, 14 a Bergamo e 2 a Brescia, e mettere in difficoltà le loro famiglie, sprofondate nell’incertezza. Lo scenario che si sta delineando è inquietante e difficile per le lavoratrici e i lavoratori che hanno creduto in questa azienda", afferma in una nota la Filcams Cgil Lombardia.
"L’abbandono dei negozi fisici da parte di Disney a favore del commercio online sta avvenendo dopo che la stessa società ha usufruito, nei mesi scorsi dei soldi pubblici della cassa integrazione in deroga – cosa che ha già penalizzato lavoratrici e lavoratori nelle loro buste paga. Il tutto, da parte di un'azienda che non si trova certo in crisi dal punto mdi vista del fatturato: dopo aver fatto incetta di tutti i dollari d'argento, utili e dividendi, zio Paperone non si accontenta mai. E la numero uno, la prima risorsa di questa azienda che rappresenta lavoratrici e lavoratori stavolta non è una priorità da difendere", sottolinea ancora il sindacato.
"Per questi motivi, abbiamo proclamato uno sciopero dell’intero turno di lavoro per le lavoratrici e i lavoratori di tutti i negozi e corner della Lombardia e organizzato un presidio per il giorno sabato 29 maggio dalle 10 alle 12, davanti al negozio Disney di Corso Vittorio Emanuele a Milano", conclude la Filcams regionale.
Lo scorso 21 maggio è arrivato l'annuncio. La direzione societaria ha comunicato a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs di voler chiudere tutti i negozi sul nostro territorio. Più di 230 i dipendenti occupati nei circa 15 punti vendita, sono ora con il fiato sospeso per l'inaspettata notizia, peraltro arrivata a cose fatte, con la messa in liquidazione della società avvenuta il 19 maggio scorso
"Dopo l’emergenza sanitaria e le tante restrizioni, i periodi di cassa integrazione alternati a periodi di lavoro non certo brillanti, dopo l’anno più difficile, ora più di 230 famiglie dovranno affrontare un’ulteriore fase difficile e piena di incertezza - scrivono i sindacati -. Una decisione grave, di un marchio importante, punto di riferimento in molti centri storici per adulti e bambini, che ha comunicato la decisione senza dare nessuna prospettiva o avanzare proposte per la tutela occupazionale".