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Il caporalato è un fenomeno molto diffuso nel nostro Paese, che da anni il sindacato cerca di sconfiggere con ogni mezzo, soprattutto in agricoltura. Per questo, da alcuni anni, è nato il sindacato di strada, un'idea della Flai per far uscire il sindacato dagli uffici e portarlo nei campi di raccolta per cercare di avvicinare i tanti migranti, vittime dello sfruttamento dei caporali. Sempre per merito del sindacato dell'agroindustria della Cgil, è stato ora messo a punto Raise up, un progetto di buone pratiche di contrasto al lavoro nero nei campi, che è stato oggetto della puntata del 27 maggio di 'Quadrato rosso, la formazione va in rete'.
Spiega Claudia Cesarini, di Metes, l'istituto di ricerca della Flai: "Volevamo raccogliere le esperienze accumulate dai sindacati su alcuni territori incontrando e aiutando i migranti, per poi compararle. Da qui, sono venute fuori dieci interviste di altrettante testimonianze che utilizzeremo per diffondere l'attività che da acuni anni facciamo nei territori e farle diventare strumenti di formazione per un apposito corso e una campagna a livello nazionale del sindacato di strada, oltre a un piccolo vademecum di buone pratiche, che può essere di grande aiuto per i diretti interessati che lavorano nelle campagne".
"L’attività di sindacato di strada è l’unico modo che ci permette d'intercettare i lavoratori migranti che si occupano di raccolta. Abbiamo incrociato i dati raccolti dai compagni delle Camere del lavoro locali. Ci siamo preparati alcuni mesi prima, poi siamo andati nei campi e abbiamo distribuito del materiale informativo ai lavoratori, oltre ad alcuni nostri gadget", rileva Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.
I dieci video, che sono delle vere e proprie lezioni e possono costituire un prgetto formativo, sono stati girati a Cuneo, Latina, Caserta, Foggia, Lecce, Basilicata, Gioia Tauro, Trapani, Bulgaria e Macedonia del nord.
“Nella nostra provincia – osserva Monica Accogli, segretaria Flai Lecce – svolgiamo da anni l’attività di sindacato di strada. È prassi consolidata confrontarci attorno a un tavolo permanente presso la Prefettura locale con tutti gli organi istituzionali, le forze dell’ordine, le imprese e i sindacati. Durante la campagna di raccolta, informiamo tutti attraverso i vari social e tramite e-mail, video, foto, su tutto quello che avviene quotidianamente nel villaggio d'accoglienza, fatto di container, che abbiamo predisposto per ospitare circa 300 migranti. Le risorse economiche dell'operazione ricadono tutte sulla Flai e ci serviamo della consulenza del patronato Inca, fondamentale per questo tipo di esperienza. Come sindacato, durante le campagne di raccolta ci ritroviamo ogni mattina alle 5 per andare nei campi. Lì incontriamo i lavoratori e distribuiamo loro i nostri gadget. Nel pomeriggio ritorniamo al villaggio accoglienza, dove svolgiamo attività di consulenza assieme all’Inca".
"La Flai è una categoria molto militante, che fa un lavoro duro ed è a contatto con i caporali e con la mafia – sostiene Pelucchi –. Molto importante è la formazione che garantisce Metes e Flai per un sindacato di strada, dove l’importante è rischiare. Tutto ciò avviene In Europa assieme ai sindacati europei e con il sostegno dei fondi della Commissione europea. Una ragione in più per rivendicarne l’utilità".
"Per frequentare il nostro corso – afferma Cesarini –, è sufficiente iscriversi sulla piattaforma di Metes. Ogni video dura di media cinque minuti. Il materiale didattico è formato da dispense con un’analisi del fabbisogno, la check list, il vademecum. Il corso di formazione è on line, cui si può accedere sempre dalla piattaforma di Metes. Il corso è disponibile fino al 30 giugno, dopodiché verrà reso pubblico perché fa parte di una piattafroma Ue".
Rocco Borgese è il segretario Flai di Gioia Tauro: "Facciamo sindacato di strada dal 2014. Il nostro obiettivo è quello di portare tutele ai lavoratori migranti sul loro posto di lavoro. Il nostro territorio è di piena valenza mafiosa, dove è sorta dalle ceneri della vecchia tendopoli di San Ferdinando, una vera e propria baraccopoli".
Giacoma Giacalone è la segretaria Flai di Trapani, dove è stato girato un altro dei dieci video. "Nel nostro territorio organizziamo il sindacato di strada da quattro anni. Il tavolo ha dato buoni risultati, esiste un collocamento sperimentale contro l’illegalità e riusciamo a incontrare i lavoratori sfruttati nelle campagne per difendere i loro diritti. Alcuni di questi lavoratori vengono a trovarci nella nostra sede, ci frequentano e prendono confidenza con noi. Questo è un successo per il sindacato".
"Il corso di formazione è sui generis, sperimentiamo molto sulla formazione a distanza, i lavoratori migranti sono uno dei pochi soggetti che si battono per la legalità e i diritti dei lavoratori, assieme a Flai e Cgil, in un Paese dove l’illegalità è assai diffusa e impera indisturbata", commenta Pelucchi.
"Il corso è rivolto a tutti gli operatori sindacali di tutti i territori, ma anche finanzieri, associazioni che si occupano del fenomeno migratorio. Ad esempio, chi fornisce cure mediche sul territorio. Perché oltre ai diritti sul lavoro, abbiamo anche un aspetto sociale e organizzativo, un approccio di tipo olistico che vuole parlare a tutti del fenomeno migratorio", dice Cesarini.
Aggiunge Pelucchi. "Un corso del genere può essere esportato anche in altri settori, penso all’edilizia e al commercio. Esiste ormai una stratificazione del mercato del lavoro - e non solo in Italia -, tale che ci sarà sempre qualcuno da sfruttare con cattiveria e accanimento, dalla Macedonia alla Romania, e così via. L’idea di Metes di costruire sul piano europeo un piano di comunicazione e di formazione a distanza è assolutamente utile per tutti i sindacati europei".
"Esistono rapporti consolidati con altri paesi grazie ai buoni rapporti che ha instaurato la Flai con i sindacati di altri paesi. Il valore aggiunto del sindacato bulgaro o di quello macedone è quello di poter incontrare in Italia i lavoratori bulgari o macedoni. La Flai è diventato un interlocutore valido e di riferimento, superando la diffidenza iniziale che esisteva con quella comunità", conclude Cesarini.