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Si sblocca, finalmente, la situazione del gruppo Dema. Nel corso dell’incontro di lunedì 11 gennaio al ministero dello Sviluppo economico, la società aerospaziale ha comunicato il deposito della rateizzazione del debito verso l’Inps presso il Tribunale di Nola. “Questo rappresenta sicuramente un passo importante – commenta il coordinatore nazionale per la Fiom Cgil Claudio Gonzato – perché l’azienda ha una complessa tenuta finanziaria e siamo alla terza ristrutturazione in pochi anni”.
La Dema, attiva nel settore aerospaziale dal 1993, ha un totale di quasi 700 dipendenti tra Campania e Puglia, da mesi in mobilitazione contro i tagli al personale con scioperi e sit-in di protesta. La rateizzazione del debito, però, è il primo passo per il rilancio dell’azienda. “Finalmente si è iniziato a parlare di piano industriale”, riprende Gonzato: “Un piano ricco di previsioni e annunci, in una situazione congiunturale di settore estremamente preoccupante per la crisi che interessa il trasporto aereo, ma carente di dettagli su quelli che saranno gli investimenti su singoli stabilimenti, macchinari, produzioni e relative missioni dei siti”.
A causa della pandemia, il settore del trasporto aereo sta attraversando un momento drammatico. “Purtroppo il piano che ci hanno illustrato traguarda il 2024 e non prevede un pareggio di bilancio prima del 2023”, continua l’esponente sindacale, rimarcando che “di positivo c’è l’impegno della Dema a rifinanziarsi, anche grazie all’aiuto di Invitalia. Il piano appare particolarmente ambizioso, alla luce degli ultimi tre anni con bilanci negativi e dei prossimi due anni, ossia il 2021-2022, con previsioni senza un segno positivo”.
Il rilancio industriale di Dema, insomma, è ancora tutto da approfondire e valutare. “Nel corso dei prossimi anni ci sarà bisogno di ammortizzatori sociali, a partire dal sito di Paolisi, in provincia di Benevento, dove al termine della cassa integrazione per Covid saranno terminati gli strumenti”, conclude il coordinatore Fiom Claudio Gonzato: “L’azienda ha anche dichiarato che non sono previsti esuberi strutturali o riduzioni della forza lavoro. È necessario adesso aprire subito i tavoli locali e nazionale per valutare attentamente la sostenibilità occupazionale del piano industriale”.