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Assenze ingiustificate che diventano automaticamente dimissioni volontarie. Allargamento del ricorso al lavoro stagionale. Eliminazione dei limiti di durata e delle causali nella somministrazione a termine se l’azienda ricorre alle fasce deboli.
Queste alcune delle novità contenute nel ddl Lavoro, collegato alla legge di bilancio, approvato in via definitiva dal Senato con 81 voti favorevoli, 47 contrari e un astenuto, nel testo identico a quello licenziato dalla Camera. Un provvedimento che aumenta la precarietà, toglie paletti liberalizzando ulteriormente il mercato, concede benefici e vantaggi alle imprese.
Peggiorate le condizioni dei lavoratori
“Il governo e la maggioranza parlamentare hanno deciso scientemente di peggiorare le condizioni di milioni di lavoratrici e lavoratori”, afferma la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli: “Un’operazione fatta ignorando le richieste di chi rappresenta i lavoratori, negando gravemente qualsiasi forma di dialogo sociale. Anche nel passaggio al Senato si è scelto di non confrontarsi sulle proposte e gli emendamenti presentati, di non incontrare le organizzazioni sindacali, di non svolgere un dibattito. Il provvedimento appena varato è di una gravità inaudita perché non farà altro che ridurre le già fragili tutele nel lavoro, aumentando la precarietà, i contratti brevi e il lavoro povero e indebolire la contrattazione”.
Assenza ingiustificata = dimissioni volontarie
La norma, che era stata depositata dal Governo Meloni il 1° maggio 2023, introduce misure che allargano il lavoro poco tutelato. A partire da quelle che regolano le dimissioni volontarie.
“In caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo nazionale applicato al rapporto – recita l’articolo 19 -, e in mancanza di previsione contrattuale, superiore a quindici giorni, il datore ne dà comunicazione alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che può verificare la veridicità della comunicazione medesima. Il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore”.
In questo modo, le assenze ingiustificate, che potrebbero anche non essere una scelta del lavoratore, vengono equiparate alle dimissioni volontarie. Si tolgono così alcune tutele, prima fra tutte la possibilità di ricevere l’indennità di disoccupazione Naspi.
Più contratti in somministrazione
Più libertà per le aziende nell’utilizzo dei contratti di somministrazione. Se fino a oggi un'azienda può prendere un numero di somministrati pari al 30 per cento dei dipendenti a tempo indeterminato, la nuova norma esclude dal conteggio diversi gruppi di persone: i tempi indeterminati dipendenti dell’agenzia per il lavoro e gli assunti per specifiche esigenze, come start-up, stagionali, sostituzioni, spettacoli e soprattutto coloro che hanno più di 50 anni. In questo modo si allargano a dismisura le maglie e sarà possibile stipulare molti più contratti di somministrazione.
Poi non si applicano i limiti di durata e le causali per quelli a termine in caso di impiego di disoccupati che godono da almeno sei mesi di trattamenti di disoccupazione non agricola o di ammortizzatori sociali e di lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati.
Meno dignità e meno tutele
“Invece di ascoltare le istanze del sindacato, di ripensare i contenuti del provvedimento, si è scelto di andare dritti verso un mondo del lavoro che peggiorerà la dignità e le tutele dei giovani, dei neet, delle donne - sottolinea Gabrielli -; che non fornirà risposte ai part-time involontari, ai lavoratori a termine, ai somministrati e agli stagionali, a chi ha un’occupazione al nero e irregolare, agli autonomi con o senza partita Iva; che non punterà a eliminare i contratti più poveri e precari”.
Stagionali a gogò
L’operazione portata avanti dalla maggioranza sul lavoro stagionale è spudorata. Il ricorso al contratto stagionale, fino a oggi circoscritto per legge ad alcuni ambiti, viene allargato a dismisura a tantissime attività, basta che ci sia l’esigenza di intensificare la produzione in base ai settori, ai cicli, ai mercati.
Ecco che cosa prevede la nuova norma: l’uso dei contratti stagionali viene esteso anche “alle attività organizzate per fare fronte a intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno, nonché a esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall’impresa”. In pratica, liberalizzazione selvaggia.
L’arroganza del potere
“Con l’arroganza del potere si continua a mostrare il volto patinato dei numeri relativi alla crescita dell’occupazione – conclude la segretaria Cgil Gabrielli -, ma si prosegue a ignorare il problema dell’insicurezza, della povertà, della scarsa qualità del lavoro, e questo è un danno per il presente, ma anche per il futuro. Per cambiare questo Paese, per rimettere al centro i diritti e la libertà delle persone, continueremo nell’iniziativa sindacale, a partire dai quattro quesiti referendari promossi dalla confederazione per un lavoro dignitoso, stabile, tutelato e sicuro”.