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Sono centinaia i lavoratori di Leonardo One Company arrivati oggi (lunedì 6 dicembre) a Roma per la manifestazione nazionale convocata dai sindacati metalmeccanici Fiom Cgil e Uilm Uil in occasione dello sciopero generale di otto ore di tutto il gruppo. A motivare la protesta, la preoccupazione per il futuro dell’industria della difesa e la richiesta dell’immediata apertura di un confronto con il governo e l'azienda.
“Leonardo ha annunciato l’apertura della procedura di cassa integrazione per la divisione aerostrutture, che coinvolge innanzitutto gli stabilimenti della Puglia e della Campania”, ha spiegato la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David alla fine dell’incontro con il gruppo: “Si parla di 13 settimane di cig, ma noi sappiamo bene che i tempi, in particolare per quanto riguarda Grottaglie, ma anche per tutti gli altri impianti, rischiano di essere molto più lunghi”.
Per la Fiom Cgil la divisione aerostrutture “è strategica, di conseguenza lo sono il Mezzogiorno e l’occupazione in quegli stabilimenti”. Re David ha evidenziato che “gli investimenti mancano da molto tempo, e anche i prodotti non hanno da tempo un rinnovamento e una progettazione industriale”. Il problema di aerostrutture “non si risolve con la cassa integrazione, come del resto ha ammesso anche l’azienda. C’è bisogno di nuove produzioni e d’innovazione nelle produzioni, c’è bisogno di capire qual è il piano industriale che sta dietro queste dichiarazioni di cassa integrazione”.
Francesca Re David ha rimarcato che “non c’è stata disponibilità da parte dell’azienda a ritirare la procedura. Ovviamente non siamo soddisfatti, noi volevamo il ritiro della cassa integrazione. L’azienda sa che l’accordo sulla cig non è certo, a partire dall’inizio della cassa, fissato per il 3 gennaio prossimo. Noi siamo convinti che non si debba cominciare da quella data, ma occorra prima concludere il ragionamento sulle prospettive complessive del gruppo”.
Riguardo la vendita di BU Sistemi di Difesa (ex Oto Melara e Wass), Leonardo ha confermato le due manifestazioni di interesse, e i tempi per la cessione dovrebbero essere molto rapidi. “Noi chiediamo di non perdere la centralità della progettazione, della ricerca e dell’occupazione”, ha spiegato la leader sindacale, aggiungendo che su quest’aspetto occorre anche “capire dal governo cosa significa la centralità della difesa in questo Paese, se cioè s’intende mantenere la ‘testa’ dell’operazione o semplicemente vendere e basta”.
La segretaria generale della Fiom Cgil, in conclusione, ha affermato la necessità di “continuare a far sentire la nostra attenzione e la nostra pressione, sia negli incontri che faremo con Leonardo sia nei confronti del governo. È inaccettabile assistere al compimento di scelte strategiche per il futuro dell'industria della difesa nel nostro Paese senza un confronto tra l’esecutivo e le parti sociali”.