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Difficoltà finanziarie, cassa integrazione a zero ore, rischio concreto di chiusure e licenziamenti di massa. È sempre molto incerto il futuro del gruppo Selta, attivo dal 1972 nel campo delle infrastrutture critiche e della sicurezza (automazione, telecomunicazioni e cyber security). E per i 250 dipendenti, distribuiti su quattro sedi, sono settimane di angoscia. A rischiare maggiormente il posto di lavoro sono gli 80 addetti dell’impianto di Tortoreto (Teramo), che oggi (martedì 26 marzo) attuano uno “sciopero alla rovescia”, una forma di protesta che arriva dal passato, dalle lotte degli anni cinquanta per l'occupazione nella Valle del Vomano. Nonostante siano in cassa integrazione, entreranno in azienda e si metteranno al proprio posto nelle diverse linee di produzione, come se fosse una normale giornata di lavoro. La protesta, indetta da Fiom Cgil e Fim Cisl, prosegue una mobilitazione avviata da tempo, che ha visto presìdi davanti agli enti territoriali (Regione Abruzzo, Prefettura e Provincia di Teramo) e un corteo per le strade cittadine il 2 marzo scorso.
Nel novembre scorso il gruppo aveva chiesto il concordato preventivo al Tribunale di Milano, accordato il mese seguente con l’impegno a presentare entro aprile un nuovo piano industriale. A metà febbraio, però, l’azienda ha ritirato la richiesta, avanzando invece quella sull’amministrazione straordinaria (con il conseguente scioglimento del Consiglio di amministrazione), su cui il Tribunale si pronuncerà il 1° aprile. I sindacati hanno chiesto a più riprese al ministero dello Sviluppo economico di aprire un tavolo di confronto sulla vertenza, ma il dicastero, come ha dichiarato il 6 marzo scorso il vice capo di gabinetto Giorgio Sorial, intende aspettare la decisione dei giudici, allo scopo di “poter disporre di tutti gli elementi utili a fronteggiare la crisi dell'azienda e individuare così le soluzioni più efficaci per la tutela dei lavoratori”. Il tempo continua dunque a passare senza che accada nulla, e per i lavoratori di Cadeo (Piacenza), Tortoreto (Teramo), Roma e Milano il futuro si annuncia sempre più nero.
“Nell’ultimo anno il management ha tentato una serie di operazioni di salvataggio che però, puntualmente, non hanno dato gli effetti sperati e anzi hanno contribuito a peggiorare la situazione”. Così Rsu aziendale, Fiom Cgil e Fim Cisl di Teramo, evidenziando che “nonostante un accordo che ha previsto un importante sacrificio da parte dei lavoratori non si è ottenuta la promessa ristrutturazione del debito con le banche, non è mai stato presentato il piano industriale che avrebbe dovuto rilanciare l’attività di Selta, non è stato prodotto un piano di concordato fallimentare nonostante le iniziali rassicurazioni circa l’esistenza di possibili acquirenti interessati a rilevare il gruppo”.
I sindacati sottolineano anche che “a queste operazioni, tutte fallite, si è aggiunto in questi mesi, in particolare a Tortoreto, il mancato rispettato dell’accordo sindacale sulla rotazione dei lavoratori da collocare in cassa integrazione”. L’ultimo tentativo, dunque, è quello della richiesta di amministrazione straordinaria con la nomina di un commissario che lavori per tentare il salvataggio aziendale. “Non è pensabile che si lasci morire un’eccellenza italiana nel campo delle telecomunicazioni facendo disperdere un enorme bagaglio di tecnologie e competenze, lasciando il settore interamente in mano ad aziende straniere”, concludono Fiom e Fim: “Non è possibile, infine, che non si faccia nulla per salvare l’occupazione in un territorio come quello di Tortoreto, riconosciuto dallo stesso ministero come ‘area di crisi complessa’, a riprova di quanto siano già state pesanti le conseguenze della crisi degli ultimi anni”.