In cassa integrazione da luglio. Adesso, la comunicazione di 86 esuberi. Accade alla Sacal di Carisio (Vercelli), storica azienda (nasce nel 1975) che si occupa di raffinazione dell’alluminio. La fonderia, in particolare, ricicla gli scarti dell’alluminio dell’automotive, della componentistica auto e del settore elettrodomestici, per produrre nuovo materiale.

Mercoledì 5 marzo i lavoratori si sono riuniti in assemblea davanti ai cancelli per protestare contro la decisione della società di attivare la procedura di licenziamento di tutte le maestranze. Il presidio è stato convocato dalla Fiom Cgil territoriale, che ha anche richiesto un incontro urgente con l’azienda.

Fiom: “La procedura di licenziamento è irricevibile”

“Dall’estate 2024 e fino al gennaio scorso – spiega la categoria sindacale – si è fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria per fronteggiare una situazione di crisi, dovuta anche a questioni di mercato esterne. A ogni incontro l’azienda ci ha rassicurato, dicendo che non c’erano difficoltà economiche e che avrebbe fatto il possibile per riprendere la lavorazione con l’accensione dei forni”.

L’estate scorsa l’azienda, vista la crisi dell’automotive, quindi con meno rottame da recuperare e minori richieste di nuovi prodotti, aveva deciso di spegnere i forni. Va considerato che le fonderie sono impianti a forte consumo energetico, di conseguenza lo spegnimento dei forni è stato valutato dall’azienda come inevitabile.

A febbraio, dopo la nuova richiesta di quattro settimane di ammortizzatori sociali, Rsu aziendale e Fiom hanno sollecitato la società riguardo la certezza della ripresa lavorativa e i piani futuri entro il termine della cassa integrazione. “La risposta – proseguono i metalmeccanici Cgil – è stata quella di lasciare tutti i lavoratori a casa. Eppure, in questi anni, l’azienda ha ottenuto risultati economici importanti, non reinvestendo però sulla riqualificazione dello stabilimento”.

Fiom Cgil Vercelli Valsesia e Rsu aziendale così concludono: “Ci impegneremo per ottenere chiarezza sulle reali motivazioni che hanno portato a questa misura estrema di licenziamento, che consideriamo irricevibile, e per tutelare sia i lavoratori coinvolti nello stabilimento sia coloro che operano in appalto”.