L’allarme era scattato già un anno e mezzo fa. Ma ora i peggiori timori si sono concretizzati: la Lineapiù di Campi Bisenzio (Firenze), azienda del distretto tessile di Prato che produce filati per maglieria, ha avviato alla fine di maggio la procedura di licenziamento collettivo per 30 dei suoi 120 dipendenti, in pratica un quarto del personale.

Le motivazioni dell’azienda

“Siamo con l’acqua alla gola, i costi sono ormai fuori controllo”, diceva nell’ottobre 2022, in un’intervista al Sole 24 ore, il titolare Alessandro Bastagli: “Quest’anno sbarcheremo il lunario, anche se i guadagni inevitabilmente scenderanno, ma il disastro sarà nel 2023 perché, se non verranno calmierati subito i prezzi energetici, non sappiamo come fare i listini per le collezioni che presenteremo il prossimo gennaio”.

Sempre nella medesima intervista Bastagli rilevava che “dopo un primo semestre dell’anno buono ora gli ordini si stanno fermando, anche per la guerra in Ucraina”. E così concludeva: “I governi europei si devono mettere d’accordo: ci vuole un tetto al prezzo del gas. Siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa e non abbiamo tutele sul fronte energetico. Né è tollerabile che il governo permetta ad alcune aziende italiane di speculare”.

La posizione dei sindacati

Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil hanno subito indetto assemblee con i lavoratori e incontrato la proprietà, chiedendo l’adozione della cassa integrazione per comprendere intanto l’entità della crisi e ridurre il numero degli esuberi. Ma la richiesta sindacale per ora è stata rifiutata, un successivo incontro sarà messo in calendario nei prossimi giorni.

“La trattativa è appena agli inizi, ma il problema c'è e va affrontato nel modo migliore possibile”, commenta il segretario generale Filctem Cgil Prato Pistoia Juri Meneghetti: “La nostra richiesta sono gli ammortizzatori sociali, prima di arrivare ai licenziamenti veri e propri. Chiediamo, in particolare, l’adozione della cassa integrazione straordinaria oppure l'applicazione dei contratti di solidarietà”.