Mattinata di incontri oggi, 3 marzo, in Fiera a Bari tra il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, le parti sociali e i sindaci. Al centro del confronto alcune importanti realtà produttive del territorio quali le Acciaierie di Taranto, Eni Versilia di Brindisi, Leonardo di Grottaglie e Foggia e il sistema automotive. Un pezzo di industria che dà lavoro a circa 6 mila persone.  

Il confronto voluto dal Presidente Emiliano, ha commentato la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, “è positivo perché serve consapevolezza diffusa sulle criticità che vive il segmento industriale regionale e su come la chiusura di una fabbrica, così come la perdita di un posto di lavoro, non è tema che interessa solo quel sito e quelle persone. Le ricadute sociali ed economiche investono tutta la regione e pertanto va definita una strategia quanto più possibile coordinata”.

Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia, parla con la stampa all'uscita dalla mattinata di incontri in Regione

“All’appuntamento del 5 marzo, quando ci sarà l’incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la Puglia arriva con una voce, questo dà più forza alle istanze in primis dei lavoratori. La nostra posizione è chiara – ripete Gigia Bucci –: non possiamo permetterci di perdere pezzi importanti del nostro sistema industriale, con promesse dilatate nel tempo e che non coinvolgono tutta la forza lavoro diretta e indiretta. Vi deve essere una strategia e un ruolo forte di indirizzo della politica, del pubblico. Gli interessi speculativi dei management, lasciar fare al mercato, è evidente come non siano sufficienti a tutelare le ragioni del lavoro e dello sviluppo in Puglia. Questo vale per Brindisi come per Taranto e ognuna di queste grandi crisi. Aziende in alcuni casi partecipate dallo Stato e che hanno goduto di ingenti contributi pubblici, di tutti i cittadini”.

“Bene ha fatto Emiliano – conclude la segretaria della Cgil – a promuovere questi confronti: vi è la necessità di difesa occupazionale e assieme vogliamo garanzie sul futuro produttivo, dentro percorsi in alcuni casi necessari di transizione energetiche e ambientali. Transizioni che vanno governate e che non possono lasciare su territori, già sofferenti sul piano occupazionale e della presenza di un manifatturiero avanzato, ulteriori gravi ricadute sociali”.

Qualora dal ministro Urso non dovessero arrivare impegni e risposte che vanno in questa direzione, “crediamo ci siano tutte le condizioni per una grande mobilitazione regionale che coinvolga anche istituzioni e forze politiche, che chiami tutti i cittadini oltre che lavoratori e lavoratrici alla difesa dei siti industriali e dell’occupazione. Di chi oggi lavora ed è coinvolto in queste crisi produttive ma anche per garantire in futuro prospettive di sviluppo e di lavoro qualificato in segmenti innovativi ai tanti giovani che scelgono di emigrare per trovare condizioni dignitose di impiego. Per questo la lotta per la tenuta dei nostri principali asset industriali deve interessare tutti”.