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Il tempo è sospeso fino al 6 novembre per 30 lavoratori (su 58 complessivi) della sede milanese di Convertica, l’azienda che gestisce il servizio di call center per piccole e medie imprese, che ne ha annunciato il licenziamento. In quella data è previsto un nuovo incontro tra sindacati, Regione Lombardia e azienda, e solo allora si saprà con certezza cosa riserva il futuro per i dipendenti e le loro famiglie.
Le motivazioni dell’azienda
“Convertica è in crisi da diversi mesi, in particolare da quando l’impresa di assicurazioni Cargeas, che era sua cliente, è stata acquisita da Intesa San Paolo Assicurazioni che quindi ne ha assorbito anche le commesse”, spiega Domenico Amico, della Slc Cgil Milano: “Il periodo di cassa integrazione non è bastato a risolvere la crisi che questo evento ha provocato nell’azienda”.
La reazione dei sindacati
L’azienda aveva proposto un incentivo di mille euro lordi per spingere sindacati e lavoratori ad accettare le proprie condizioni, ma le diverse sigle hanno giudicato irricevibile questa ipotesi e si sono unite di fronte alla prospettiva dei licenziamenti. “La nostra azione è volta a limitare la perdita di posti di lavoro, tutelando in prima istanza le persone più deboli”, prosegue Amico: “Contemporaneamente stiamo raccogliendo la disponibilità da parte della Regione Lombardia a organizzare corsi professionalizzanti per gli altri”.
Un elemento in particolare ha indispettito i sindacati: “L’azienda prevede di licenziare gli operativi e di mantenere il posto di chi fa parte dello staff. Questo ci fa pensare che l’intenzione sia quella di sostituire chi verrà licenziato con persone assunte con contratti a tempo determinato o a progetto”.
Per tutti questi motivi il 16 ottobre era stato indetto uno sciopero che prevedeva anche l’organizzazione di un presidio di fronte alla sede della Regione. Dalla giornata di mobilitazione è emersa la disponibilità dell’ente a mediare e la data del 6 novembre per un prossimo incontro tra le parti.
Un settore in crisi
Questa vicenda non rappresenta un unicum in un settore che è tra i più complicati e in crisi del mondo del lavoro. In tale scenario “il contesto bancario è tra i peggiori, le aziende sono alla continua ricerca di ribassi e questo si ripercuote sulle condizioni lavorative dei call center che vincono questo tipo di appalti”, precisa l’esponente Slc, aggiungendo che “in generale le condizioni in cui si trovano a operare i lavoratori del settore sono pessime”.
Quello dei call center, conclude Amico, è una professione che “mal si concilia con le esigenze di vita delle persone, con la necessità di un equilibrio tra tempo lavorativo e tempo libero. Le persone vorrebbero andarsene, ma le condizioni generali del mercato del lavoro le costringono ad accettare anche questi tipi di impiego”.