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La crisi della Cooperativa muratori e cementisti (Cmc) di Ravenna, dal 7 dicembre scorso in concordato preventivo per la ristrutturazione del debito societario, rischia di travolgere tutto. Sotto osservazione, in particolare, sono i cantieri siciliani, da cui dipendono 70 aziende appaltatrici e fornitori dell’isola e che vantano crediti da più di un anno, per lavori già effettuati, per quasi 50 milioni di euro. Aziende e fornitori che si sono riuniti in un Comitato, chiedendo ad Anas e governo di adottare una procedura straordinaria e far subentrare queste imprese al posto della Cmc. Una situazione esplosiva, che oggi (mercoledì 16 gennaio) viene affrontata a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, in un incontro cui partecipano anche i sindacati, l’Anas e la Regione Sicilia.
La Cmc è il quarto gruppo italiano per dimensione nel settore delle costruzioni: ha 1.800 dipendenti in Italia e complessivamente 7 mila nel mondo (il 70 per cento del fatturato annuo deriva da commesse estere). Venerdì 7 dicembre il tribunale di Ravenna ha ammesso Cmc alla procedura di concordato preventivo con riserva. Entro la prima settimana di febbraio la società dovrà presentare la proposta di concordato, mentre i tre commissari giudiziali (Antonio Gaiani, Luca Mandrioli e Andrea Ferri) nominati dal tribunale vigileranno sulle attività della Cooperativa. Una situazione provocata da un forte indebitamento (pari a 1,8 miliardi di euro) e dal calo di volumi produttivi, margine operativo netto, disponibilità liquida e utile netto.
“Tutelare l'occupazione ed evitare il blocco di opere strategiche”, questa la richiesta di Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl nazionali, avanzata il 9 gennaio scorso nel corso di un vertice con la direzione generale dell’Anas. I sindacati hanno affermato “la necessità di salvaguardare l'occupazione”, sottolineando che “la crisi del gruppo ravennate non può comportare, oltre all'incertezza per le migliaia di addetti del gruppo, il blocco di opere strategiche per lo sviluppo delle regioni interessate e per la sicurezza stradale dei cittadini”. Fillea, Feneal e Filca hanno poi chiesto all’Anas “di contribuire a trovare soluzioni per il completamento dei cantieri”. Dall’incontro di oggi i sindacati si attendono “risposte in merito al pagamento degli stipendi correnti e alla possibilità concreta di dare un futuro all'intero perimetro occupazionale della Cooperativa, e a quelle opere e a quei lavoratori che oggi vivono in un clima di incertezza che non può durare oltre”.
Tornando alla situazione siciliana, attualmente la Cmc gestisce i tre appalti più importanti in corso nell’isola: il cantiere della Bolognetta-Lercara (che interessa un tratto della Strada statale 121 Palermo-Agrigento), il primo lotto della Strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta e il cantiere della metropolitana di Catania (svolto dalla Cooperativa per conto della Ferrovia Circumetnea). Da lunedì 14 gennaio è scattato lo stato di agitazione, con sospensione della reperibilità e dei turni di straordinario, dei 130 lavoratori della Bolognetta-Lercara. “La crisi della Cmc sta provocando una situazione di stallo, non abbiamo più alcuna indicazione”, spiegano i segretari palermitani di Fillea Cgil (Francesco Piastra), Feneal Uil (Ignazio Baudo) e Filca Cisl (Filippo Ancona): “Abbiamo incontrato la direzione dei lavori e non c'è stata fornita alcuna notizia sul pagamento delle mensilità arretrate né sul rientro a regime del cantiere”.
I sindacati territoriali rilevano anche che “l'ingovernabilità del cantiere, oltre alle difficoltà operative e al mancato rispetto dei diritti dei dipendenti, genera un rischio per la viabilità. La tensione tra i lavoratori è massima, si sfiora la disperazione”. Più in generale, Piastra, Baudo e Ancona rimarcano che “la situazione che si profila in Sicilia, con il disimpegno per la realizzazione d’importanti infrastrutture, è davvero grave. Constatiamo con rammarico la mancanza di segnali di dialogo: rispetto al ruolo della Cooperativa, e al peso che ha nel movimento cooperativistico, non ci saremmo aspettati un atteggiamento così insensibile”.
Lunedì 14 gennaio, intanto, si è costituito presso uno studio notarile di Caltanissetta il “Comitato delle imprese creditrici del gruppo Cmc di Ravenna per le opere pubbliche in Sicilia”. Le 70 aziende, che vantano crediti per 50 milioni di euro, chiedono al governo, alla Regione Sicilia e all'Anas, di “adottare una procedura straordinaria, simile a quella scelta dal ministero dello Sviluppo economico per la ripresa dei lavori della Siracusa-Gela, e far subentrare le imprese affidatarie e subaffidatarie nell'esecuzione degli appalti in Sicilia assegnati dall'Anas al general contractor Cmc”. Obiettivo dell’iniziativa, spiegano i proponenti, è “la prosecuzione dei cantieri e di evitare che opere di collegamento strategiche per lo sviluppo dell'isola diventino le ennesime incompiute”. Le aziende, infine, denunciano “una gravissima condizione finanziaria che porterà le imprese impegnate con Cmc a chiudere se non riceveranno al più presto le somme dovute, con la conseguente perdita del lavoro per circa 2 mila dipendenti”.