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I posti a rischio immediato sono 100, ma entro la fine dell’anno potrebbe aggiungersene altri 70. Le prospettive, dunque, non sono buone per la Callmat, azienda di call center con sede a Matera. La riduzione della commessa Tim sta mettendo in crisi la società, che ha già fatto richiesta di cassa integrazione in deroga.
Lunedì 12 febbraio si è tenuto un incontro tra l'azienda e i sindacati nazionali e territoriali sul futuro dei 420 addetti della sede lucana. In quell’occasione la Callmat ha dichiarato una riduzione dei volumi, a partire da subito, del 25-30% delle attività legate al servizio di assistenza clienti 119, per arrivare al 40% entro dicembre 2024.
Il calo annunciato genera un’eccedenza iniziale di oltre 100 addetti (su 420 complessivamente operanti sul sito produttivo di Matera), che arriverebbe a circa 170 entro la fine dell’anno qualora il piano di decalage annunciato da Tim venisse confermato. Callmat ha già avviato un piano di “smaltimento istituti” (come le ferie) per gestire gli impatti nell’immediato, e inviando richiesta di cassa integrazione in deroga al ministero del Lavoro.
La posizione dei sindacati
“Prendiamo atto con profonda preoccupazione della comunicazione di Callmat, considerato che il calo di volumi lineari interessa tutte le aziende operanti in appalto sulle attività di Tim”, dichiarano Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni, proclamando lo stato di agitazione e avviando “tutte le azioni sindacali a sostegno dell'occupazione, attraverso il coinvolgimento dei ministeri e della committenza, per poi valutare, a seguito delle risultanze, quali iniziative di mobilitazione realizzare”.
I sindacati considerano “totalmente irresponsabile il comportamento di Tim che, nell'ottica di generare qualche piccolo risparmio, decide di non rispondere ai propri clienti, lasciandoli vagare all'interno del sistema del risponditore automatico, e provocando eccedenze tra le lavoratrici e i lavoratori operanti sugli appalti di customer care”.
Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni rilevano che “nelle operazioni societarie scellerate che Tim ha avviato c'è un importante coinvolgimento dello Stato. Il governo che ha avallato e legittimato lo smembramento industriale della più grande committenza nel comparto delle telecomunicazioni non può restare a guardare gli effetti di operazioni finanziarie sulle lavoratrici e i lavoratori dell'indotto di Tim”.