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Un obbligo rimane: quello del datore di lavoro che dovrà fornire le mascherine Ffp2 ai propri dipendenti. I lavoratori e le lavoratrici non saranno, invece, obbligati a indossarla, a meno che l’azienda non decida in tal senso o il medico competente ne rilevi particolari necessità, soprattutto per tutelare lavoratori fragili. Per tutti gli altri, però, rimane fortemente raccomandata. Questo quanto hanno approvato giovedì 30 giugno governo, sindacati e parti datoriali al termine di un lungo confronto convocato per aggiornare i protocolli Covid per i luoghi di lavoro in scadenza proprio in quella data.
“Siamo soddisfatti per la sottoscrizione del protocollo. Quanto firmato corrisponde agli orientamenti che avevamo assunto attraverso l’equiparazione tra luoghi di lavoro pubblici e privati, con il superamento dell’obbligo di mascherina come deciso dal legislatore con la sola eccezione a tutela dei fragili, nel caso sia disposta dal medico competente”. Ad affermarlo è Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil al termine dell’incontro da remoto.
Certo il Covid ha rialzato la testa e i numeri della diffusione dei contagi e dell’occupazione di posti letto e terapie intensive non sono affatto rassicuranti ed è per questo che rimangono, ancorché semplificate, tutta una serie di misure che hanno proprio l’obiettivo di garantire la sicurezza di lavoratori e lavoratrici. Dalla misurazione della temperatura in entrata, alla sanificazione degli ambienti di lavoro, dai Comitati di informazione, al distanziamento e alla gestione degli spazi comuni, dalla sorveglianza sanitaria al ruolo del medico competente. E le mascherine vengono definite “un presidio importante” soprattutto al chiuso o quando si è a contatto con il pubblico. Infine, sempre nell’ottica della maggior tutela, è stato chiesto al governo di prorogare lo smart working per le persone fragili.
Che fare in autunno e in inverno lo si deciderà il prossimo 31 ottobre, data fissata per un bilancio di questi mesi e l’eventuale revisione ulteriore dei protocolli.