Una lettura sinottica dei primi provvedimenti del governo, allargata ad uno sguardo a quanto “bolle in pentola” nei prossimi mesi (Libro verde sul welfare, riforma del processo del lavoro, fine della sperimentazione della detassazione di straordinari e premi, varo della finanziaria 2009, federalismo fiscale), evidenzia che è in atto una manovra di radicale intensità, che punta non solo a tagliare diritti ma a un mutamento della costituzione materiale del paese. La materia è complessa e a volte molto tecnica, forse non del tutto chiara, anche perché alcuni provvedimenti non hanno ancora manifestato i loro effetti. Ma è tempo di recuperare in fretta il ritardo e schierare le nostre idee in un contenzioso che si preannuncia lungo e molto difficile.

Qui il valore della giornata di mobilitazione indetta dalla Cgil per il prossimo 27 settembre, come avvio di una mobilitazione di lungo respiro. Il governo ha messo in atto una esplicita strategia che assumendo come unico riferimento la competitività di impresa non prefigura un futuro del lavoro come punto di vista autonomo. Con un metodo che vuole depotenziare il ruolo delle forze sociali, confinandole in un ambito di servizio attraverso un’esaltazione del tutto ideologica della bilateralità.

Si è scelto un intervento su più fronti: cancellare conquiste di civiltà come la procedura sulle dimissioni volontarie, riesumare il lavoro a chiamata e l’appalto esterno per i disabili, stravolgere le conquiste pattuite nel Protocollo del 23 luglio 2007 sui contratti a termine, lavoro accessorio e apprendistato, deregolare l’intero capitolo degli orari di lavoro; annunciando un ulteriore colpo all’universalità dei diritti sociali con l’arretramento delle coperture pubbliche in materia di previdenza e sanità. Non basta: si strizza l’occhio all’area dell’evasione ed elusione fiscale e contrattuale, attraverso la parola d’ordine “deregolare per semplificare”; si attacca il lavoro pubblico e la tutela di diritti connessa con il taglio ai trasferimenti a scuola e enti locali, si colpiscono i diritti degli immigrati con il pretesto della sicurezza. In particolare è bene rilevare un punto politico decisivo per l’autonomia del sindacato, che riguarda patti sottoscritti e validati dal consenso certificato dei lavoratori. Quando vengono cancellati in modo unilaterale è buona pratica che i firmatari li rivendichino e si mobilitino a difesa dei risultati. Per quel merito e per l’evidente collegamento a scadenze di futuri accordi.

Il punto di arrivo di questo percorso secondo il governo è evidenziato nel Libro Verde, un documento che prospetta un ritrarsi dalla tutela pubblica universale, a vantaggio di soluzioni diversificate nel territorio, gestite attraverso la bilateralità e proseguendo nell’opera di deregolazione del lavoro. Si tratta di un appuntamento decisivo che caratterizzerà la discussione e la fase di mobilitazione e iniziativa futura.

* Segretario confederale Cgil