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"Tutto è bene quel che finisce bene'" Lo affermava Shakespeare, e possono dirlo, d'ora in poi, a maggior ragione, i 400 lavoratori e lavoratrici della Corneliani, la storica casa di moda di Mantova, che può vantare quasi cent'anni di gloriosa attività alle spalle. Dopo tre anni esatti, costellati da crisi, esuberi, sofferenze, mobilitazioni, occupazioni, scioperi, casse integrazioni, oggi la vertenza sindacale vede la parola fine con un esito più che positivo, grazie all'accordo siglato il 28 ottobre scorso da Filctem Cgil, Rsu, Femca Cisl e Invitalia.
È andata meglio del previsto
"Possiamo dire di aver chiuso i giochi in anticipo rispetto alle più rosee aspettative - spiega Michele Orezzi, segretario generale Filctem Cgil Mantova -, previste dall'intesa del 7 aprile 2021, raggiunta al ministero dello Sviluppo economico, che contemplava una fase di salvataggio con una cassa integrazione lunga 24 mesi e il raggiungimento dei volumi produttivi pre-crisi, con una deadline fissata al 1° gennaio 2024".
"Oggi chiudiamo la ristrutturazione aziendale con oltre due anni prima del previsto - prosegue il dirigente sindacale -, in ragione del mutato contesto aziendale, delle sopraggiunte esigenze produttive e organizzative, dovute al buon andamento delle vendite. L'aumento dei volumi non solo mette in sicurezza tutto il personale, composto da circa 400 dipendenti, ma rende indispensabile rafforzare fin da ora l'organico produttivo".
Dopo sei anni si torna ad assumere
Così, a quasi sei anni di distanza, si torna di nuovo ad assumere. Si partirà, da qui a marzo 2023, con l'ingresso di una trentina di addetti in produzione, di cui cinque già nei prossimi giorni, tutti con contratti a tempo indeterminato. "Da domani, dunque, inizia una nuova stagione industriale per il marchio dell'abbigliamento di lusso, con un orizzonte futuro vero, che va nella direzione opposta rispetto a quella degli ultimi tre anni, con la garanzia dei volumi produttivi in crescita", precisa il sindacalista.
La lotta ha pagato
E il ringraziamento, sottolineano i sindacati, è tutto da ascrivere alle lavoratrici e ai lavoratori, che sono riusciti a cambiare la storia dell'azienda, destinata inizialmente alla chiusura, o quantomeno a un pesante ridimensionamento. "Con i loro sacrifici, con le loro vite travolte da incertezze e paure, perdite di salario, condizioni di lavoro sempre più precarie. La loro tenacia durante la lotta sindacale va riconosciuta come il merito più grande ed è oggi premiata dai risultati ottenuti. Insomma, se la Corneliani è viva e si è ripresa, per giunta, con largo anticipo sui tempi preventivati, lo si deve tutto alle sue maestranze", sottolinea il leader della Filctem mantovana.
Un passo indietro
Ma facciamo un passo indietro e ricapitoliamo i fatti, che hanno portato alla situazione attuale. È il 6 novembre 2019 quando scoppia la tempesta. L'azienda, che dal 2016 vede il fondo Investcorp in qualità di socio di maggioranza del ramo della famiglia Corneliani rimasto nella società, presenta alle organizzazioni sindacali un piano di ristrutturazione che prevede 130 esuberi. Parte la mobilitazione di lavoratori e sindacati e il 19 novembre si arriva al primo accordo che detterà la linea di quelli successivi, con una gestione volontaria degli esuberi, accompagnata da tutti gli ammortizzatori sociali necessari, con il riconoscimento della centralità del sito produttivo di Mantova.
Maledetto Covid
A peggiorare il quadro, scoppia la pandemia, e, di lì a tre mesi, la doccia gelata del concordato in bianco, firmato il 17 giugno 2020. Lavoratrici e lavoratori decidono allora la mobilitazione continua, che sfocia in presidio permanente ai cancelli della fabbrica. Nasce l'Onda rossa Corneliani, che durerà cinquanta lunghi giorni, al grido di 'vogliamo il nostro posto di lavoro', richiamando ai cancelli l'attenzione della politica nazionale e la solidarietà dei lavoratori e dell'opinione pubblica di tutta Italia, culminata con la visita e il sostegno di Maurizio Landini. Sarà quella che otterrà il primo tavolo di crisi aperto al Mise, non più in via Veneto, a Roma, ma presso la Prefettura di Mantova, il 21 luglio, giorno della svolta verso la salvezza del gruppo e dei suoi lavoratori.
Un accordo storico
Viene firmato, infatti, un accordo storico, che vede lo Stato pronto a entrare nel capitale aziendale, con i dieci milioni del fondo salva-imprese creato dal decreto Rilancio messo a punto dal governo Conte due, apripista di un nuovo strumento di sostegno pubblico alle aziende in crisi, che assume la denominazione di "modello Corneliani". Non è finita, perché a dicembre dello stesso anno torna la mobilitazione, con un presidio di ulteriori 45 giorni ai cancelli dello stabilimento. Operai e impiegati rivendicano investimenti da parte dei soci e il rinvio del concordato. L'incubo è quello di uno scenario liquidatorio. Il vincolo della presenza di un socio privato che sblocchi i dieci milioni dello Stato, con investitori più o meno interessati, che poi però spariscono all'improvviso, accompagna la battaglia sindacale fin sotto le finestre del Mise e il 3 marzo 2021 si arriva all'offerta vincolante depositata da Investcorp e all'intesa per una Newco con lo Stato socio di minoranza al 49% attraverso l'ingresso di Invitalia.
Nessun licenziamento
Il mese seguente, per la precisione il 7 aprile, ecco l'accordo sindacale di salvataggio della Corneliani: nessun licenziamento, solo uscite volontarie incentivate, centralità del sito di Mantova e delle sue maestranze, delocalizzazioni di attività verso la Romania (dove il gruppo ha un impianto) scongiurate, utilizzo della Cigs necessaria per accompagnare la ristrutturazione nell'arco di due anni. La nuova Corneliani nasce il 1° dicembre scorso e dopo undici mesi si arriva all'accordo attuale.
La strada che resta da fare
"Una parte del percorso è stata ultimata - spiega sempre Michele Orezzi -, con l'aspetto innovativo riguardante lo Stato, che sta nel pacchetto azionario e accompagnerà la vita dell'azienda almeno per i prossimi quattro anni. Ma non siamo ancora alla fine dei giochi. Resta parecchia strada da fare per arrivare al raggiungimento dello sviluppo vero: innanzitutto, il percorso di crescita industriale del gruppo, il suo rilancio e dimensionamento su Mantova, Rimangono altresì centrali gli investimenti che si vorranno fare, sulla scia dei buoni risultati ottenuti, e del piano industriale futuro da mettere a punto con nuovi progetti e altra occupazione aggiuntiva sul territorio. Solo allora, raggiunti tutti questi obiettivi, potremo finalmente dire che il 'metodo Corneliani' ha avuto successo e ha vinto", conclude Orezzi.