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Allarme tra i sindacati a Modena per la chiusura della Coop nella sede di viale Virgilio, che mette a rischio i posti di lavoro. A sorpresa, senza nessuna avvisaglia, è stato comunicato lo scorso 5 luglio ai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, e alle lavoratrici e lavoratori che verrà chiusa la sede storica di Coop Alleanza in viale Virgilio 20, centro di Modena.
“Nessun minimo accenno era stato fatto su una scelta di tale portata – riferiscono i sindacati - anche in occasione dell’incontro nazionale tenutosi a Bologna, solo qualche settimana fa, tra le Rappresentanze sindacali unitarie nazionali e la direzione di Coop Alleanza 3.0”.
La sede occupa 300 lavoratori diretti, più tutti quelli in appalto che operano nelle pulizie e vigilanza. A detta della direzione aziendale, “la decisione di dismettere la sede di viale Virgilio sarebbe coerente con gli indirizzi strategici del piano industriale della cooperativa – inoltre -. La sede sarebbe ormai sovradimensionata e poco efficiente sul piano energetico e ambientale”.
Rischi per lavoratori e territorio
Secondo Coop Alleanza il piano prevede comunque il mantenimento dei livelli occupazionali. “In primis discutiamo la modalità con cui Coop Alleanza 3.0 ha deciso di affrontare questa situazione – affermano Laura Petrillo (Filcams Cgil Modena), Alessandro Martignetti (Fisascat Cisl Emilia Centrale) e Lorenzo Tollari (Uiltucs Uil Modena e Reggio Emilia) – comunicandoci le cose senza alcun confronto preventivo e senza alcuna volontà di confrontarsi su eventuali soluzioni alternative come l’individuazione di una sede più piccola che possa essere coerente con il numero di dipendenti della sede di viale Virgilio e più performante dal punto di vista energetico”.
La cooperativa, invece, in continuità con il discutibile modello di relazioni sindacali in uso da qualche anno, ha scelto la strada della “comunicazione a cose fatte” senza tenere in considerazione che quella decisione, indipendentemente, dalle semplificazioni della direzione aziendale, avrà ricadute non solo sui lavoratori, ma sull’impoverimento di tutto il territorio modenese perché quando si chiude un posto di lavoro si causano effetti diretti sulle lavoratrici ed i lavoratori coinvolti ed indiretti sull’intero indotto.
Livelli occupazionali davvero mantenuti?
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil "ritengono discutibile anche la dichiarazione semplicistica che i livelli occupazionali verranno mantenuti. Certo verranno mantenuti. Ma il come non è nè banale nè scontato”. Ci saranno lavoratori che dovranno spostarsi presso le sedi di Anzola Emilia o Reggio Emilia, con implicazioni fortemente peggiorative di conciliazione tempi di vita e di lavoro (pensiamo ad esempio a chi ha figli piccoli o anziani da accudire), e con aggravi economici che deriveranno dagli spostamenti.
“La soluzione dell’impresa quella di un uso ancora più ‘spinto’ dello smart working – continuano i sindacalisti Petrillo, Martignetti e Tollari – che, a questo punto non sarà più un’opzione, ma una scelta obbligata poiché anche le sedi di lavoro limitrofe che stanno approntando negli ipermercati di Grandemilia, Portali e Borgogioioso non saranno sufficienti ad assorbire i numeri dei/delle dipendenti coinvolti da questa dismissione”.
Lo smart working non convince
Per non dire che quegli spazi che negli ipermercati verranno messi a disposizione di questa riorganizzazione saranno gli stessi che, finora, sono stati anche utilizzati per riunire in assemblee sindacali i/le lavorator/trici degli ipermercati, di fatto quindi la Cooperativa otterrà anche l’effetto di ridurre le agibilità sindacali per un numero importantissimo di dipendenti. “Sarà un caso? Per come è stata gestita l’intera faccenda, temiamo di no” commentano i segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs. Inoltre, i sindacati esprimono forti perplessità anche in relazione all’uso “spinto” della modalità di lavoro in smart working che può innescare rischi di isolamento e anche di arretramento per la condizione delle donne sempre più ricacciate tra le mura domestiche.
E non convince neanche la dichiarazione che la dismissione della sede permetterà una riduzione dell’impatto ambientale, “poiché immaginiamo che procederanno alla sua vendita e non abbiamo ad oggi certezza che chi la acquisterà farà gli opportuni investimenti, quegli stessi che la Cooperativa ha scelto di non fare” aggiungono. Ma quello che è certo, è il rischio che ci siano lavorator* che dovranno coprire distanze più lunghe per arrivare alla sede di lavoro e tornare indietro, quindi inquinando di più e impiegando più tempo.
Nel comunicato stampa dell’azienda, si legge ancora: “In questi anni la cooperativa si è mossa per innovare in modo importante rispetto al tema luoghi di lavoro”.
Taglio costi senza investimenti
Verrebbe da rispondere che l’innovazione che hanno deciso di mettere in campo è quella di farli sparire i luoghi di lavoro, come hanno provato a far sparire i/le lavoratori a Reggio Emilia con la quasi totale estensione delle casse automatiche senza cassieri o esternalizzando il servizio della logistica di alcuni supermercati a Bologna con l’applicazione del contratto multiservizi non coerente con l’attività svolta.
Secondo la cooperativa, questa manovra le permetterà di essere più competitiva. Il problema è che l’attuale gruppo dirigente ha scelto di giocare la competizione non sulle proprie capacità imprenditoriali, ma tagliando costi vivi e senza investimenti reali, scegliendo la strada più facile e anche più breve perché non ci saranno sempre sedi da vendere o gioielli di famiglia da ipotecare. Ed è questo che preoccupa fortemente oltre alla deriva di un modello di relazioni sindacali che si riscontra solo tra i più beceri “padroni di lavoro”, che nulla ha a che vedere con la storia che questa Cooperativa ha avuto sul territorio.
Verso lo stato d’agitazione
Storia che qualcuno/a ha deciso di cassare con un colpo di spugna in meno di due mesi e senza alcun rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori, delle Rappresentanze sindacali e di quello stesso territorio che è sempre stato strategico per lo sviluppo della cooperativa.
Le lavoratrici e ai lavoratori riuniti in assemblea ieri pomeriggio hanno espresso forte preoccupazione e hanno manifestato la volontà di aprire lo stato di agitazione nei prossimi giorni, valutando quali iniziative mettere in campo per tutelare al meglio le loro condizioni di lavoro.