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Il Dipartimento della Funzione pubblica al secondo incontro per il rinnovo del Contratto di lavoro del personale non dirigente del Comparto sicurezza e difesa per il triennio 2022-2024 conferma che le uniche risorse disponibili per la trattativa sono quelle già stanziate con l’ultima legge di bilancio. “Si è trattato di una conferma amara, che dà la misura dell’attenzione che il Governo rivolge a lavoratrici e lavoratori del Comparto”, affermano i sindacati Silp, Cgil, Fp Cgil, Siam e Silf.
“Gli incontri proseguono, ma da parte del governo – afferma Pietro Colapietro, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil – continua il silenzio assordante e continua l'assenza di risposte per un comparto fatto di donne e uomini, sia civili che militari, che da quasi 900 giorno hanno il contratto scaduto. Servono ulteriori risorse economiche per mantenere aperta la trattativa”.
I fondi non bastano
Anche per il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Olivero, “si stanno rivelando falsità gli annunci del governo che nei mesi scorsi ha dichiarato di avere un occhio di riguardo nei confronti del personale delle forze di polizia invece ha messo a disposizione le stesse risorse degli altri dipendenti pubblici, che però per il comparto sono inadeguate e insufficienti: il 5.78% di aumento è insufficiente a fronte di un’inflazione che è cresciuta del 16% nel biennio 2022/2024”.
“Gli stipendi, non solo sono lontani dagli standard europei – aggiunge Paolo Melis, segretario generale del Siam –, ma se prendiamo l’esempio di un giovane appena arruolato, che prende 1.300 euro al mese capiamo subito come il potere d’acquisto delle retribuzioni sia ridotto. Un problema che comunque riguarda buona parte del personale non dirigente delle Forze Armate che ha sempre più difficoltà ad arrivare alla fine del mese e mantenere un tenore di vita decente. Problemi ancor più gravi per chi ha sedi di servizio lontano dal proprio nucleo familiare, spesso a seguito di un trasferimento d’ufficio a causa del quale i 500 euro riconosciuti per un massimo di tre anni per pagare l’affitto di una casa non possono essere considerati adeguati ai prezzi di mercato. Inoltre ci sono delle palesi disuguaglianze, perché i dirigenti hanno visto un adeguamento del 4,8% in un solo anno, mentre per tutti gli altri lavoratori viene proposto il 5,8 in tre anni. Bisogna rivedere i meccanismi di adeguamento retributivo e la richiesta è che si trovino le risorse, non solamente nella prossima legge di Bilancio, ma alla prima occasione utile”.
Un problema per la comunità
Giuseppe Cerchio, segretario nazionale del Silf, spiega che “i fondi andrebbero messi tutti sul fisso e rimane così aperta la partita della parte accessoria, quella che garantisce il sistema di sicurezza, perché si pagano i servizi di ordine pubblico e le indennità di rischio degli operatori. Quindi, se vogliamo mantenere alto il livello di sicurezza sulle strade e anche nei mari (come per la Guardia di Finanza) dobbiamo dare dignità ai servizi attraverso la parte accessoria, affinché gli operatori siano incentivati ad operare anche nei luoghi di maggiore rischio. E poi, se io faccio degli straordinari e devo pagare una baby sitter per stare in quelle ore con i miei figli, non posso prendere una paga straordinaria che non riesce a coprire il costo della baby sitter, come accade ora”.
La Cgil nazionale sostiene le legittime rivendicazioni e, come rende noto la segretaria confederale Lara Ghiglione, chiede “che i tanti proclami del governo sul ruolo fondamentale esercitato dalle lavoratrici e dei lavoratori in difesa si traduca in atti concreti, oltre le tante troppe parole che tali rimangono. La condizione di chi lavora nel comparto sicurezza e difesa non è una questione che riguarda e interessa soltanto le dirette e i diretti interessati ma ci riguarda tutti e soprattutto riguarda lo stato di salute della nostra democrazia – presegue -. Rinnovare il loro contratto in modo dignitoso, migliorare l’organizzazione del lavoro e investire nella formazione sono impegni che il governo deve assumersi e portare a compimento. Questo investimento è infatti fondamentale per incrementare la sicurezza dei cittadini ed evitare quei disagi professionali e personali che talvolta culminano in drammatici fatti di cronaca. I suicidi tra le lavoratrici e i lavoratori in divisa ne sono la più drammatica conseguenza”.
Le relazioni sindacali
I sindacati chiedono anche una condivisione della stesura dei regolamenti che disciplineranno il loro sistema delle relazioni sindacali: “Diciamo subito no all’adozione di provvedimenti unilaterali – si legge in un comunicato unitario – senza un doveroso confronto tra le parti interessate; “no” a compressioni delle prerogative sindacali che annichiliscano la funzione della rappresentanza, riducano gli spazi di partecipazione democratica ovvero limitino le forme di tutela di lavoratrici e di lavoratori militari.
“È evidente – prosegue il documento – che il tema delle retribuzioni del pubblico impiego in generale, e del Comparto sicurezza e difesa in particolare, registra visioni diverse tra la compagine di governo e le lavoratrici e i lavoratori. L’impoverimento del lavoro pubblico dipendente, con salari inadeguati, ha assunto ormai le sembianze di una vera patologia di Stato, che esige una radicale inversione di tendenza, nella consapevolezza comune che l’efficienza di un Paese passa per il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione, che va di pari passo con addetti motivati, gratificati e che possano condurre un’esistenza dignitosa”.
Il governo batta un colpo
Quindi i sindacati concludono: “Rinnoviamo la nostra posizione di mantenere la trattativa aperta per il rinnovo del Contratto di lavoro senza far venire meno la richiesta di ulteriori risorse economiche. Reclamiamo anche l’apertura del tavolo di confronto per l’avvio della previdenza complementare e dedicata, per la quale vige già uno stanziamento per gli anni 2022 – 2025, che andrà ovviamente ulteriormente finanziato per gli anni futuri”.