Manca solo il referendum tra i lavoratori per siglare l’ipotesi di accordo di rinnovo del contratto nazionale del settore portuale annunciato unitariamente dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil. Amedeo D’Alessio, segretario nazionale della Filt, spiega i punti qualificanti dell’accordo,  mettendo al primo posto “il riequilibrio del montante economico”. 

“Siamo riusciti – ci spiega – a spostare l'aumento economico in maniera molto incisiva sui minimi retributivi e, per quanto concerne il settore della portualità, questo è molto importante. Innesca, infatti, un effetto di trascinamento sulle maggiorazioni e sulle contrattazioni di secondo livello. Ogni euro che si mette in più sulla partita dei minimi retributivi genera a cascata degli effetti positivi, sia sulle maggiorazioni che sulla contrattazione di secondo livello”. 

Aumenti retributivi, ma anche sicurezza

La vecchia proposta delle controparti parlava di 100 euro di aumento sui minimi retributivi e 100 sul trattamento distinto della retribuzione. Con l’accordo raggiunto, invece, l’equilibrio è stato spostato, continua il sindacalista, “portando a casa 150 euro sui minimi retributivi e 50 suppletive per i moduli. Altro dato di svolta è che abbiamo ottenuto una prima tranche molto consistente, addirittura quasi quanto l'importo totale dell'ultimo rinnovo contrattuale: 90 euro che saranno erogati a novembre del 2024, laddove ovviamente passasse il referendum”. 

D’Alessio segnala anche l’una tantum di 600 euro per coprire il periodo di vacanza contrattuale. “Per la prima volta nel contratto dei porti inseriamo un elemento di garanzia retributiva che coprirà le lavoratrici e lavoratori qualora non si stipuli il contratto nei tempi stabiliti. Un aumento che scatterà automaticamente e sarà calcolato sulla base dell'indice Ipca registrato nel 2027. Dal punto di vista della sicurezza abbiamo strappato anche l’impegno di revisionare i protocolli in ragione del fatto che sono ormai passati diversi anni dalla loro stipula”.  

Una trattativa non facile

Siamo soddisfatti di questa ipotesi d’accordo – afferma il segretario nazionale della Filt –, ma è stata dura, perché ci sono stati 11 mesi di trattativa e poi le ultime due giornate sono state molto intense, oltre 30 ore di tavolo”.

Il contratto, continua, “è una parte importante della questione porti in Italia, uno di quei settori dove per norma primaria è prevista l'applicazione del contratto collettivo nazionale per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dipendenti delle imprese portuali quale trattamento contrattuale economico e normativo minimo inderogabile. Si tratta, quindi, di un elemento fondamentale della legge 84/94 che il governo si appresta a voler riformare, ventilando anche l’ipotesi delle privatizzazioni. Il che sarebbe assolutamente deleterie e noi già abbiamo espresso tutto il nostro dissenso. In questo senso siamo pronti anche a mettere in campo ulteriore azioni”.

Ma ci sono altri temi importanti da affrontare. Oltre al tema della riforma, è necessario sciogliere i nodi dei prepensionamenti e del riconoscimento del lavoro usurante. “Sono argomenti sui quali il governo non ci ha dato una mano nella maniera più assoluta e ovviamente faremo sentire la nostra voce e la nostra forza per ottenere risultati importanti, soprattutto perché nei porti abbiamo una popolazione lavorativa che da un punto di vista anagrafico inizia a preoccuparci”, argomenta il sindacalista.

Il lavoro portuale – conclude D’Alessio – è un lavoro faticoso e quindi abbiamo bisogno di strumenti per favorire il ricambio generazionale e per aumentare anche la sicurezza in un settore dove gli incidenti sul lavoro sono molto frequenti. Solamente l'altro giorno nel porto di Napoli un operaio è morto schiacciato da un carrello”.