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Sul contratto dei lavoratori statali il sindacato prepara la mobilitazione. “Se queste sono le condizioni del ministro non abbiamo altra scelta che chiamare le lavoratrici e i lavoratori alla mobilitazione”. Così Florindo Oliverio, segretario Funzioni centrali della Fp Cgil, commenta l’atto di indirizzo inviato dal ministero della Pubblica amministrazione all’Aran, per l’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024. Sono coinvolti 193mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici e altre amministrazioni centrali dello Stato.
“Non solo si chiede di fare le nozze coi fichi secchi – spiega il sindacalista – dal momento che, con un’inflazione nel triennio di oltre il 16%, gli incrementi proposti non vanno oltre il 5,78% a regime. Ma i pochi spiccioli che rimangono, dopo la finzione scenica dell’aumento dell’indennità di vacanza contrattuale per il 2024 anticipato nello stipendio di dicembre scorso, ora si chiede di distribuirli soltanto a una parte del personale sulla base di valutazioni che, come è ormai certificato dalla Corte dei Conti, nemmeno i dirigenti sono in grado di effettuare per i gravi problemi che attanagliano ormai da oltre un decennio le amministrazioni dello Stato”.
In questo modo, aggiunge, “oltre il danno la beffa per gli statali. Con l’anticipo di dicembre per molti ci sono stati esborsi fiscali imprevisti ed ora per qualcuno ci sarebbe pure il rischio concreto di dover restituire quanto ricevuto per permettere al ministro di erogare gran parte di quegli spiccioli sul salario accessorio anziché sullo stipendio. Ma come si fa a non vedere che in soli tre anni il comparto ha perso oltre il 20 per cento di addetti, passando dagli oltre 240mila ai 190mila di oggi”.
E poi: “Come si fa a continuare a non voler fare i conti con le rinunce a venire a lavorare per lo Stato, a causa di stipendi troppo bassi, o con le dimissioni di chi già c’è, per i carichi di lavoro ormai insostenibili? Il ministro dovrebbe parlarci di come intende impedire la chiusura degli uffici dello Stato in gran parte del territorio, senza più distinzione tra nord e sud del Paese. Ogni giorno vediamo uffici dove diventa un problema anche solo fare le ferie per non far venire meno i servizi ai cittadini”.
Di recente, osserva ancora Oliverio, “abbiamo raccolto la denuncia di un ufficio in Lombardia dove i funzionari in servizio sono solo due, e per giunta marito e moglie, costretti ad alternarsi anche per le ferie. Davvero, di fronte a questo disastro di anni di blocco delle assunzioni e di denigrazioni del lavoro pubblico, il problema del ministro è come misurare l’esperienza professionale senza considerare l’anzianità? Dica piuttosto se mette a disposizione le risorse necessarie per far proseguire il passaggio dal vecchio al nuovo sistema di classificazione del personale, con il giusto riconoscimento del lavoro di chi si è tirato su le maniche anche per chi è andato in pensione e non è stato sostituito”.