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Ivo Bussacchini, già segretario generale Fiom Piacenza e segretario organizzativo confederale è stato eletto segretario generale della Camera del Lavoro Cgil di Piacenza al termine dei lavori del 19esimo congresso provinciale della confederazione. Bussacchini, segretario uscente, è stato confermato con il 95% dei voti favorevoli dell’Assemblea generale, nessun voto contrario e 3 astenuti in termini assoluti (a giugno 2022 fu eletto con l’85% dei voti favorevoli, ndr). E nel suo discorso finale cita Enrico Berlinguer, prefigurando un’azione che passa dal piano culturale, ai giovani, alle fabbriche. "Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia”.
La massima assise del sindacato, presieduta da Stefania Pisaroni, ha approvato all’unanimità un documento politico e 5 ordini del giorno su temi come: emergenza casa e sfratti, scuola - con il netto no alla regionalizzazione dell’istruzione -, consorzio di bonifica e tariffe, sicurezza sul lavoro e pace. La proposta di Bussacchini segretario generale è arrivata dal centro regolatore superiore, rappresentato dalla segretaria organizzativa della Cgil Emilia-Romagna, Marina Balestrieri, a cui sono spettate le conclusioni dei lavori che hanno visto, oltre ai saluti istituzionali della sindaca Katia Tarasconi, quelli del presidente Anpi, Romano Repetti, di Michele Vaghini (Cisl), Francesco Bighi (Uil), Giuseppe Cella (Confindustria), Andrea Paparo (Confapi), Gianni D'Amo (CittàComune), Gianluca Barbieri (Confcommercio), Angela Cordani (Federconsumatori) e Nicola Curtarelli (Arci) l’intervento di ben 30 delegati e delegate dai luoghi di lavoro. Dalla scuola all’agricoltura, dalla logistica ai pensionati passando per il pubblico impiego, i metalmeccanici, l’edilizia e i vari settori produttivi.
“Un congresso di valore, le cui elaborazioni verranno portate al congresso regionale e nazionale della Cgil – ha detto Balestrieri nelle conclusioni – in cui lo spirito confederale è stato dirompente, una confederalità che non è semplice sommatoria, perché la Cgil non è un condominio dove convivono diverse categorie, ma rappresentiamo un orizzonte valoriale comune che punta a un’idea di Paese dove il lavoro torna al centro, dove l’equità fiscale è fondamentale, come l’inclusione e la piena cittadinanza. Le condizioni materiali, sociali ma anche emozionali e psicologiche delle persone sono cambiate con la pandemia: un veloce cambiamento che dobbiamo saper interpretare e convogliare nella consapevolezza che nelle diversità si costruisce un futuro migliore. IN questo senso, il lavoro è libertà, libertà della persona”, ha chiuso Balestrieri citando Gramsci e il suo “Odio gli indifferenti” richiamando, appunto, alla confederalità militanti e dirigenti del sindacato.
La prima dichiarazione di Bussacchini dopo la rielezione
“Prima di parlare del futuro voglio ringraziarvi tutte e tutti, credo sia stato un bel Congresso, abbiamo provato a fare ragionamenti, dare degli spunti al territorio, abbiamo costruito attraverso questo unico percorso democratico un momento finale di elaborazione all’altezza di una grande organizzazione – ha detto Bussacchini nel saluto finale, da neoeletto – siamo e rimaniamo una grande organizzazione di massa che vuole tutelare i più deboli, gli emarginati e combattere le disuguaglianze. Su questo si fonda la Cgil. Non ci accontentiamo di rappresentare chi si iscrive o si avvicina al sindacato, vogliamo cambiare la società per renderla più giusta per tutte e tutti
Abbiamo in mente una società che in prospettiva guardi alle nuove generazioni: giovani, scuola, immigrazione. Temi che vanno oltre al mondo del lavoro, per combattere una deriva di destra che ammicca all’individualismo, che cerca nemici nei poveri, in chi scappa da povertà e guerre. Per questo la battaglia sarà prima di tutto culturale, ci sarà tanto da fare, insieme possiamo vincere le sfide su equità e inclusione. Sono segretario pro-tempore, e questa è la forza della Cgil. Io passerò, come sono passati altri, ma la Cgil resta, e dovrà essere più forte. Come è stato scritto nell’editoriale di Paolo Rizzi sul quotidiano Libertà, noi dobbiamo preservare la nostra intelligenza collettiva. Questa nostra capacità di agire nella difesa delle condizioni materiali e dei valori costituzionali nati dalla lotta di Liberazione”. E chiude, citando Berlinguer.