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Il governo non si è presentato all'incontro al ministero dello Sviluppo su Condotte e Tecnis, una situazione "gravissima" secondo i sindacati. “Siamo indignati ed esasperati dal comportamento irresponsabile del governo sulle vertenze Condotte e Tecnis. Oggi (17 aprile) al Mise è andata in scena una situazione di inaudita gravità: l’assenza di interlocutori all’incontro con la nostra delegazione in grado di dare garanzie, e l’assenza di risposte sulla tempistica e sulle modalità di salvataggio di due realtà importantissime del panorama del settore edile dimostrano ancora una volta l’incapacità del Mise. Tutto questo mentre centinaia di lavoratori manifestavano davanti al ministero, nella vana attesa di una risposta”. Lo hanno dichiarato i segretari generali di FenealUil, Filca Cisl, Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi.
La mobilitazione odierna, con 8 ore di sciopero e manifestazioni anche a Catania e Palermo, oltre che nella capitale, "ha rappresentato un ulteriore sacrificio per le migliaia di lavoratori coinvolti e le loro famiglie, che in questi mesi hanno pagato il peso della crisi e che meritano rispetto e responsabilità da parte del governo. La politica deve decidere, perché sia per Condotte che per Tecnis lo spettro del fallimento è sempre più vicino. Le risposte tardano ad arrivare ed aumenta ogni giorno di più il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro, un patrimonio professionale di grandissimo valore per il settore delle costruzioni in Italia e all'estero, pregiudicando la realizzazione di opere fondamentali per il Paese."
Mentre il governo resta inerme, aggiungono Panzarella, Turri e Genovesi, "stiamo assistendo alla scomparsa di fatto del settore delle costruzioni, tra la crisi delle aziende, grandi e piccole, e l’incredibile pasticcio del decreto sblocca-cantieri, un provvedimento che comunque contestiamo e che non servirà a far ripartire le opere, a differenza di quanto asserisce il governo. Mentre prosegue la mobilitazione delle due aziende, ci rivolgiamo al ministro Di Maio, chiedendogli di non limitarsi a qualche video o tweet ma di partecipare ai tavoli con le organizzazioni sindacali per dare risposte ai lavoratori e alle loro famiglie: il fallimento di quelle aziende sarebbe il fallimento del suo ministero", concludono i tre sindacalisti.
Lo spettro del fallimento
La mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle società Condotte e Tecnis aveva come obiettivo di sbloccare lo stallo delle vertenze che coinvolgono le due società in amministrazione straordinaria.
“La pazienza dei lavoratori è terminata", dichiarano i sindacati: "Chiediamo che la politica e le istituzioni si prendano la responsabilità di decidere. Gli edili spiegano che "dopo vari incontri al ministero, nei quali si era prospettata la concreta possibilità di raggiungere in breve tempo una soluzione, lo stesso dicastero sta facendo passare tempo prezioso, ignorando gli appelli e le richieste di incontro urgenti". È invece “assolutamente necessario velocizzare i tempi per giungere a una soluzione rapida, in grado di garantire la ripresa delle attività produttive e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Questo ritardo, inammissibile soprattutto quando in ballo c’è il futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, potrebbe pregiudicare definitivamente la possibilità di mantenere in vita le due società”.
Riguardo la vicenda Condotte, “i commissari dichiarano l’urgenza di approvare il piano presentato il 4 marzo al Mise per garantire lo sblocco tempestivo delle risorse, indispensabili alla ripresa dei cantieri, e l’emissione delle fideiussioni necessarie alla sottoscrizione dei contratti non ancora stipulati per le importanti commesse già aggiudicate ma a rischio di revocatoria da parte delle committenze. Quella finanziaria – spiegano i sindacati – è l’unica strada per garantire la sopravvivenza dell’azienda”.
Sulla vertenza Tecnis, poi, è “assolutamente indispensabile procedere alla vendita, a garanzia della continuità aziendale”. Ora i sindacati temono che per entrambe le società possa tornare lo spettro del fallimento: “Se il ministero non individuerà al più presto una soluzione che possa salvaguardare queste due imprese e i loro lavoratori – concludono Feneal, Filca, Fillea - perderemo un patrimonio professionale di grande valore per il settore delle costruzioni italiano, pregiudicando la realizzazione di opere fondamentali per il Paese”.