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Un operaio del Coime (l'impresa produttrice di macchinari per l'edilizia) di primo livello, e sono la grande maggioranza, ogni mese perde 226 euro lorde perché il Comune non applica la base oraria vigente, che dal primo marzo 2022 è di 9,83 euro, ma paga i suoi edili 8,70 euro all’ora. Dal 2015, i sindacati chiedono il riconoscimento dei minimi salariali del comparto dell’edilizia per gli edili che operano nelle pubbliche amministrazioni. Una vertenza storica, avviata ai tempi della precedente amministrazione, per chiedere l’adeguamento dei livelli contrattuali e delle spettanze per il Coime, la squadra di edili del Comune di Palermo, oggi composta da 400 operai.
L'11 ottobre scorso, Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Palermo hanno inoltrato una richiesta d’incontro alla nuova amministrazione comunale. Senza aver mai ricevuto risposta né dal sindaco Roberto Lagalla né dal vice sindaco Carolina Varchi e né dall’assessore per i rapporti col Coime, Aristide Tamajo. A oggi, sono ancora pendenti le cause fatte da quindici operai al Comune, vinte in primo grado e perse in appello, mentre si attende adesso l’esito in Cassazione.
“A distanza di due mesi dalla nostra lettera, non abbiamo avuto ancora una risposta – dichiarano i segretari generali Piero Ceraulo (Fillea), Francesco Danese (Filca) e Pasquale De Vardo (Feneal) -. Oggi abbiamo rinviato una nuova lettera per ribadire al Comune che se entro una settimana non otterremo una convocazione, il 16 dicembre ci autoconvocheremo con le maestranze Coime e chiederemo all’amministrazione comunale e ai consiglieri di maggioranza e dell’opposizione di partecipare”.
“E’ inammissibile – aggiungono i tre dirigenti sindacali - che una pubblica amministrazione non rispetti l’applicazione di un contratto collettivo nazionale per i propri dipendenti quando lo stesso Comune, in qualità di stazione appaltante, deve fare rispettare, come prevede il codice degli appalti, il contratto collettivo di riferimento, previa l’esclusione dalle gare. La vertenza Coime è ormai una questione di applicazione di diritti contrattuali, né più né meno. Questo è quello che chiediamo”.
Le tre sigle di categoria ritengono che la sentenza, che riguarda un riconoscimento della parte salariale in cui vengono chiesti gli arretrati economici, sia sempre stata usata “come pretesto dall’amministrazione per trincerarsi dietro i tempi processuali e non dirimere la controversia. Rispettiamo l’esigenza di aspettare la conclusione dell’iter processuale, ma nulla obbliga il Comune a non applicare i minimi salariali e nessuna sentenza esiste in tal senso. Ribadiamo che, sin da subito, agli edili del Coime deve essere applicata la paga base in questo momento in vigore”.