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Erano oltre 250 i lavoratori che sono usciti in corteo dai due stabilimenti modenesi della Cnh Industrial (in via Pico della Mirandola e San Matteo). Allo sciopero di due ore ha aderito il 50 per cento dei lavoratori del primo turno (alcune linee produttive si sono completamente fermate), la protesta è stata organizzata dalla Fiom Cgil di Modena per dire che "un piano industriale diverso si può e si deve fare". Erano presenti al corteo e al presidio il segretario della Fiom Cgil di Modena Cesare Pizzolla, il segretario regionale Fiom Cgil Samuele Lodi e la segretaria della Cgil di Modena Manuela Gozzi, che hanno tenuto interventi nel comizio finale.
Sotto accusa, infatti, è il piano industriale 2019-2022 del gruppo. Un piano industriale-finanziario che se, da un lato, è stato appreso con grande soddisfazione dagli azionisti e dalle borse con l’annuncio nei prossimi mesi dell’aumento di tutti gli indicatori finanziari, dall'altro creerà nei prossimi due anni oltre 400 licenziamenti negli stabilimenti Cnhi in tutta Italia, attraverso chiusure di stabilimenti – come quello di Pregnana Milanese – o riduzioni della capacità produttiva. La Fiom Cgil sottolinea “lo scostamento tra il piano finanziario presentato a inizio settembre con tutti gli indicatori in forte crescita (fatturato, Ebit, rendimento delle attività industriali), e il piano produttivo e occupazionale illustrato a Torino il 1° ottobre scorso, che presenta invece un conto salatissimo ai lavoratori del gruppo con chiusure di stabilimenti, esuberi di personale e ricorso agli ammortizzatori sociali”.
Il piano industriale, infatti, prevede “la chiusura entro la fine del 2022 dello stabilimento di Pregnana Milanese (260 addetti); la trasformazione del sito produttivo di San Mauro Torinese in piattaforma logistica, che non sarà in grado di riassorbire tutti i lavoratori presenti oggi nel plant; l’apertura di nuove procedure di cassa integrazione a San Mauro. Oltre a incertezze su altri stabilimenti legate all'andamento del piano in relazione al mercato”.
A Modena al momento non sono previsti tagli, ma la Fiom rileva che “da questo piano industriale ne escono più deboli tutti i lavoratori, per una riduzione della capacità industriale istallata di Cnhi, in quanto nel 2019 è obiettivo della proprietà procedere allo spin off di Iveco. Sono anni che Cnhi ristruttura, basti pensare alle chiusure di Imola e Irisbus”. Il piano comincia ad avere ricadute anche sull'indotto, compreso quello modenese, dove alcune aziende hanno già preannunciato l’utilizzo di ammortizzatori sociali. Per questo erano presenti al presidio di stamattina delegazioni di lavoratori di diverse aziende metalmeccaniche dell’indotto Cnhi. La Fiom, assieme alle altre organizzazioni sindacali, ha già inviato “una richiesta di incontro urgente al ministero dello Sviluppo economico: è bene che il governo faccia la propria parte e convochi immediatamente l’azienda per cambiare il piano industriale, garantendo l’occupazione”.
(aggiornamento ore 13.55)