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Cnh: si è svolto al ministero dello Sviluppo economico il primo incontro del tavolo chiesto unitariamente dai sindacati per avviare il confronto dopo la presentazione da parte di Cnh Industrial del piano strategico quinquennale 2020-2024 "Transform 2 Win". "Il piano per gli investitori – spiega Michele De Palma, della segreteria nazionale Fiom – si pone l’obiettivo di realizzare entro il 2021 lo spin off, separando le attività industriali del gruppo e per le diverse aree di business e migliorare complessivamente i risultati di fatturato, margine e redditività del capitale investito".
Nel realizzare questo piano Cnhi ha confermato, dopo gli incontri in sede sindacale, di voler procedere alla ristrutturazione della capacità produttiva in Italia con un impatto negativo sull’occupazione con la chiusura dello stabilimento di Pregnana Milanese e la trasformazione di San Mauro Torinese da stabilimento produttivo a piattaforma logistica.
Nel dettaglio, riporta sempre De Palma, l'azienda ha presentato un piano che impatta direttamente sull’occupazione; infatti, "gli esuberi previsti complessivamente tra Piemonte e Lombardia sono solo per i diretti di almeno 370, senza contare i lavoratori dell’indotto e in somministrazione che oggi sono impegnati al lavoro".
Non solo. Fatta eccezione per i siti dove si producono macchine agricole e per lo stabilimento delle macchine movimento terra che non sarebbero impattate dalla ristrutturazione, la situazione è la seguente: "Per Brescia permane l’incertezza sul futuro dello stabilimento a fronte di volumi in calo da anni; Foggia nonostante il trasferimento delle produzioni da Torino rimarrebbe ad oggi senza volumi per almeno il 20% della forza lavoro dopo comunque l’utilizzo di un ammortizzatore sociale. Torino vedrebbe l'allocazione delle produzioni di Pregnana e la svolta elettrica nella produzione di assali e trasmissioni e dell'allestimento delle batterie secondo quanto dichiarato dalla Cnhi".
La Fiom ritiene su queste basi "indispensabile un confronto con azienda, Regioni e governo per cambiare il piano industriale a partire da due elementi imprescindibili: il mantenimento della capacità industriale e dell’occupazione; e che inoltre il cambiamento tecnologico di digitalizzazione e green non sia pagato dall’occupazione".
La Fiom ha proposto alle istituzioni presenti di avviare un coordinamento per mettere in campo le sinergie necessarie a investire risorse pubbliche e aziendali per saturare tutti gli stabilimenti, visto che la stessa direzione aziendale ha riconosciuto la capacità professionale delle maestranze. "È inaccettabile che con l'aumento della redditività e il raggiungimento degli obiettivi finanziari per gli azionisti non solo non migliorino le condizioni dei lavoratori, ma che non possa accadere che addirittura si metta in discussione l’occupazione, l'Italia ha già pagato un prezzo nel recente passato con la chiusura di Imola e della Valle Ufita del gruppo Cnhi".
Insomma, bene la scelta di aprire il confronto con le organizzazioni sindacali in tempo, ma questo, sottolinea De Palma, "deve servire a cambiarne gli esiti, non per la gestione degli effetti sociali del piano che l’azienda ha illustrato. Il piano industriale e occupazionale dovrà essere trovato in un accordo complessivo tra azienda sindacati, Regioni e Mise".
In questo senso per la Fiom il ministero dello Sviluppo economico deve svolgere un ruolo di garante del confronto, visto il grande numero di lavoratori coinvolti e l’importanza dell’azienda nei settori, auspicando una partecipazione diretta del ministro Patuanelli.
Conclude De Palma: "La Fiom sosterrà le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti a rischio e continuerà nei prossimi giorni a tenere iniziative e assemblee, a partire dalle due ore di sciopero unitario previsto per il 31 ottobre, per raggiungere l’obiettivo di rilanciare la produzione e l’occupazione di Cnhi in Italia e sconfiggere la crisi”.