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Otto anni di discussioni, buoni propositi, idee astruse su eventuali spostamenti. Il risultato è che Città della Scienza a Napoli ancora non ha il suo Museo, il manufatto andato completamente distrutto nel rogo della notte tra il 3 e il 4 marzo del 2013. Un incendio doloso, ancora senza colpevoli. Riccardo Villari, presidente di Città della Scienza, in una conferenza stampa ha esplicitamente detto: “Chi ha realizzato questo scempio voleva distruggere l'area. Non ricostruirla dopo otto anni vuol dire dargliela vinta. La risposta è invece ricostruire, perché vuol dire crederci, rimanere in questa sospensione lascia intendere che i primi a non crederci sono le istituzioni”.
Riscostruire appunto, è quanto chiedono insieme La Fondazione Idis, la Filcams Cgil, la Cgil Napoli e Campania: "tutte le istituzioni a riprendere il cammino tracciato dall'Accordo di Programma Quadro 'Ricostruzione Città della Scienza' del 2014, ritrovando lo spirito da cui muoveva l'iniziativa: ridare a Napoli e alla Campania ciò che per mani criminali fu tolto". "Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione e il sindacato - precisa la nota - si sono impegnati a verificare un nuovo piano industriale che consenta, tra l'altro, l'individuazione di ulteriori linee di attività coerenti con la funzione istituzionale che il nuovo statuto demanda a Idis, in grado di rilanciare l'Ente e tutelare i livelli occupazionali. Si è convenuto inoltre sull'opportunità di varare nuove politiche formative per tutto il personale".
"Gli elementi imprescindibili della nuova programmazione - secondo il sindacato - sono la ricostruzione e la rapida conclusione dell'operazione Meditech. Le parti prendono atto dell'impegno della Regione Campania in tal senso. La comunanza d'intenti, la ragionevolezza delle posizioni e la percorribilità tempestiva delle soluzioni opzionabili - conclude la nota - sono i fattori chiave per affrancare le Istituzioni dall'immobilismo. Per questo motivo, non è accettabile che anche su Bagnoli, si è costretti a demandare alla funzione giurisdizionale l'onere (politico) di decidere sulle sorti dell'unica realtà che presidia il territorio".
Un progetto per ricostruire il Museo in realtà esiste, è frutto di un bando internazionale al quale hanno partecipato moltissimi professionisti, fu approvato nel 2015 ma non è mai stato realizzato. Dove ricostruire è il punto del contendere. Per anni il Comune di Napoli ha insistito perché il Museo che sorgeva sul mare arretrasse. Una delle ipotesi ventilate è che venisse spostato nell'area dell’ex acciaieria Italsider, che si trova lì vicino, arretrata rispetto a Città della Scienza. Ma i costi di realizzazione sarebbero assai più elevati. E in tutto questo per anni lavoratori e lavoratrici hanno sopportato cassa integrazione e mancanza di stipendi, visti gli enormi ritardi con cui sono state versate le quote di spettanza da parte di Regione e Ministero dell’Università. L’anno di pandemia, se possibile, ha aggravato la situazione, i dipendenti sono circa 80 e si alternano tra smart working e cassa integrazione. Ma non si sono persi d’animo e sono riusciti a far ripartire le attività con le scuole. dice Alfonso Fraia, Rsa: “Anche nel periodo dell’emergenza Covid - dice Alberto Fraia, rsa, nel video qui sotto - Città della Scienza è uno strumento prezioso per la comunità perché ha ancora spazi e soprattutto competenze disponibili per sostenere tanto il sistema dell’istruzione formale che i nuovi bisogni di inclusione sociale emersi con la pandemia”.
Riccardo Villari ha lanciato un appello: “Dobbiamo riaccendere, tutti insieme, l'unica luce che illumina l'area di Bagnoli, creare il grande spazio espositivo che adesso manca, una grande idea apprezzata nel mondo». E ha aggiunto: «Vorremmo essere coinvolti. Al momento la scelta del Comune di ricostruire alle spalle del complesso non è praticabile e ha un costo tre volte superiore al terreno da bonificare. Non siamo stati invitati. Siamo pronti a rivedere la localizzazione in una zona funzionale, ma con una scelta intelligente, né ideologica né estremistica. Ci sono risorse stanziate sull' Accordo quadro del 2017, circa 60 milioni, e non devono andare perdute. Ci fu una mobilitazione di cittadini, intellettuali, premi Nobel: se questo è l'esito, non è una bella cosa”.