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I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno dichiarato l’immediato stato di agitazione degli oltre mille lavoratori di Cisalpina Tours, travel management company italiana leader nei viaggi d’affari e tra le più importanti del settore per dimensioni, fatturato, copertura territoriale e servizi offerti.
Cisalpina Tours è parte dell'impero dell'imprenditore e armatore Gianluigi Aponte nel quale spiccano l'imponente compagnia navale per il trasporto merci Mediterranea Shipping Company, Msc Crociere e l'impresa ferroviaria Italo Treno, acquisita di recente.
A determinare la decisione delle organizzazioni sindacali, l’indisponibilità aziendale riscontrata al tavolo della trattativa sulla definizione del primo contratto integrativo, più volte sollecitata dai sindacati e avviata nel settembre 2022 per strutturare un adeguato sistema di diritti e tutele in favore dei dipendenti distribuiti negli uffici di Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio e Campania.
“La direzione aziendale – si legge in una nota – ha gestito il confronto in maniera assolutamente caotica e contraddittoria, sia quando si è trattato di discutere degli elementi di disciplina generale, sia quando la discussione è andata nel merito dell’organizzazione del lavoro. La società ha proposto almeno tre modelli organizzativi alternativi l’uno all’altro, salvo poi ritrattare ogni volta quanto si era detta disposta a definire e a concordare”.
I sindacati sottolineano come si sia passati “da una proposta sfidante, che definiva un modello organizzativo costruito su quattro giorni di lavoro a settimana, alla riproposizione pedissequa dell’attuale modello organizzativo”.
Un modello sulla cui ridefinizione si erano concentrate sin dall’inizio le attenzioni di Filcams, Fisascat e Uiltucs, con l’obiettivo di trovare un nuovo e più centrato equilibrio tra le esigenze organizzative aziendali e la vita privata dei lavoratori e dare carattere sistemico a una serie di accordi precedentemente definiti in merito all’organizzazione del lavoro.
Appare stridente la coesistenza di un'impresa economica di tali proporzioni, come quella costruita da Aponte, e di una concezione retriva delle relazioni sindacali, spinta fino al rifiuto di un accordo che garantirebbe a lavoratrici e lavoratori il necessario equilibrio dei tempi di vita e lavoro e il riconoscimento di diritti elementari.
L’azienda infatti si è detta indisponibile a proseguire il confronto anche sul testo definito e concordato insieme ai sindacati il 2 novembre scorso, operando una inaspettata marcia indietro con la riproposizione degli schemi dell’attuale modello organizzativo e la rivisitazione a ribasso degli elementi di disciplina generale sui quali sembrava essere stata trovata un’intesa tra le parti.
Così il riconoscimento dei buoni pasto, che l’accordo del 2 novembre prevedeva anche per le giornate di smart working, avverrebbe esclusivamente per le giornate in presenza; la giornata in più di smart working a settimana concordata e condivisa non sarebbe più nelle disponibilità aziendali; la disciplina relativa al premio di produttività rimarrebbe lettera morta.
La nota sindacale unitaria sottolinea che saranno approfonditi i temi che hanno portato alla rottura del tavolo di trattativa e al contempo verranno ragionate le forme di mobilitazione ritenute più opportune a livello territoriale. Tutti i precedenti accordi sull’organizzazione del lavoro, tra i quali quelli relativi al regime di reperibilità e al lavoro domenicale, sono da considerarsi scaduti e/o disdettati e la relativa disciplina non più vigente.