L’annuncio è arrivato del tutto inaspettato: la Barry Callebaut di Verbania chiude. La comunicazione della multinazionale belga (con sede in Svizzera), tra le maggiori aziende mondiali nella produzione di specialità di cioccolato, è del 5 settembre scorso. La dismissione dello stabilimento piemontese fa parte di un progetto di ristrutturazione globale del gruppo, che prevede 2.500 licenziamenti (di cui 900 in Europa) e la chiusura di tre siti produttivi.

Nello storico impianto di Verbania (situato nella frazione di Intra) attualmente lavorano 93 dipendenti a tempo indeterminato, 25 con contratti a termine e circa 40 addetti nelle imprese dell'indotto. La chiusura dello stabilimento (acquisito nel 1999 dalla Nestlè) è stata programmata per marzo 2025.

Immediata è stata la protesta di sindacati e lavoratori, che sono subito scesi in sciopero. Il 9 settembre scorso si è tenuto un primo incontro tra proprietà e sindacati, nel quale si è iniziato a discutere delle possibili soluzioni, tra incentivi all'esodo, ricollocamenti e ammortizzatori sociali. Mercoledì 11 si è tenuto un nuovo confronto in Prefettura, per arrivare alla convocazione al ministero delle Imprese in calendario per mercoledì 2 ottobre.

L’analisi del Comitato aziendale europeo (Cae)

“Barry Callebaut si ostina a non rispettare il dialogo sociale europeo”, spiega il Cae in una nota del 12 settembre scorso: “A fine febbraio 2024 Barry Callebaut ha annunciato il programma di ristrutturazione globale Bc Next Level. Questo piano include la chiusura di due siti produttivi e 2.500 licenziamenti, di cui 900 in Europa”.

Mentre le procedure locali sono ancora in corso, continua il comunicato, la scorsa settimana “è stata annunciata un'ulteriore chiusura di un sito produttivo a Verbania Intra, in Italia. Durante una consultazione questa settimana nel comitato direttivo del Comitato aziendale europeo, i membri hanno cercato di chiarire le intenzioni dell'ulteriore chiusura, ma la direzione non ha risposto alla domanda se ci dobbiamo aspettare ulteriori licenziamenti o chiusure. Inoltre, la direzione non è riuscita ad affrontare la crescente incertezza e preoccupazione, né ha fatto alcun tentativo di ricostruire la fiducia con la delegazione dei lavoratori”.

La delegazione dei lavoratori, inoltre, ha “contestato che le regole del dialogo sociale europeo in materia di informazione e consultazione sull'ulteriore chiusura non sono state rispettate”. Il Comitato aziendale europeo si è anche detto “preoccupato che le poche informazioni che sono state ora condivise non riflettano l'impatto completo sui dipendenti e sui siti di Barry Callebaut e che le informazioni vengano trattenute”.

Il Cae afferma, infatti, che “non sembrano essere esclusi ulteriori impatti sui siti già interessati e ulteriori chiusure”. Di conseguenza, i componenti del Comitato aziendale europeo “mettono in dubbio la sincerità delle intenzioni a lungo termine di Barry Callebaut e del suo principale azionista Jacobs Holding AG”.

Il Comitato aziendale europeo esaminerà quindi “quali possibilità legali esistono per ottenere le informazioni necessarie che devono essere fornite per legge e per forzare una corretta consultazione sociale. Nel tentativo estremo di mantenere attiva la consultazione sociale e comunque fornire al Cae informazioni sufficienti, la Federazione sindacale internazionale Iuf ha scritto una lettera al top management di Zurigo a luglio. La lettera è rimasta senza risposta, dimostrando una totale mancanza di rispetto per il dialogo sociale”.

In conclusione, il Comitato aziendale europeo chiede a Barry Callebaut di “rispettare pienamente il dialogo sociale locale ed europeo, prendere seriamente le informazioni e la consultazione del Cae, chiarire l'impatto completo di Bc Next Level e di ripristinare la fiducia che è stata gravemente danneggiata”.