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Per la ripartenza del settore delle costruzioni è stato messo molto nel "piatto". Ci sono i gli incentivi per la riqualificazione energetica e antisismica, fondi per la rigenerazione urbana e la mobilità sostenibile, e le risorse del Recovery fund. Eppure, nonostante tutto, nei cantieri tornano a crescere infortuni mortali e lavoro nero, e si riaffacciano speculazione e rendita immobiliare. E c'è chi ricomincia anche a parlare di sospensione del Codice degli appalti.
Per questo, la Fillea Cgil ha scritto un appello al primo ministro Mario Draghi, pubblicato la scorsa settimana sui social e su alcuni quotidiani nazionali, per spiegare la propria ricetta, con l'obiettivo di ottenere “più occupazione, più qualità, più sicurezza, e per un modello di sviluppo sostenibile e giusto”. Secondo la Fillea “i provvedimenti sono quelli giusti” ma senza correttivi, alla fine “il conto rischiano di pagarlo i lavoratori del settore, le famiglie più disagiate, le imprese più serie, gli amministratori più responsabili.”
Le richieste avanzate al governo e a tutti gli enti locali, in realtà, sono quelle che il sindacato invoca da tempo. Innanzitutto, che gli accordi sottoscritti con il Mit l’11 dicembre 2020 e il 22 gennaio 2021 su tutte le opere pubbliche commissariate e sulle opere finanziate dalla missione 3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (il programma di investimenti che l'Italia deve presentare alla Commissione europea nell'ambito del Next Generation Eu ndr) “siano estesi a tutti gli interventi finanziati dalle risorse pubbliche destinate al settore, dalla rigenerazione urbana alle piccole opere di manutenzione”. Quegli accordi prevedono infatti di applicare il contratto nazionale dell’edilizia contro ogni forma di dumping, “rafforzando le tutele del Codice degli appalti, tutelando salute e sicurezza e imponendo il divieto di straordinari così da creare il maggior numero possibile di posti di lavoro come ci chiede l’Europa”.
La Fillea chiede poi che venga varato il decreto attuativo per il Durc di congruità, “come previsto dalla legge 120/2020 e sollecitato da tutte le parti sociali del settore”. Anche perché il lavoro nero che nelle costruzioni “supera il 25%”, e dove c’è lavoro nero ed illegalità, “il rischio di incidenti e infortuni è molto più alto”.
Insieme al Durc di congruità, anche le altre richieste sono storici cavalli di battaglia della Fillea: la patente a punti prevista dal Testo unico sulla sicurezza e mai attuata, e il reato di omicidio sul lavoro sul modello dell’omicidio stradale. Oltre al potenziamento dei servizi ispettivi, che “sono stati ridotti al minimo storico, in termini di organici e strumentazione”.