Pagamento degli stipendi di giugno e luglio, e 13 settimane di cassa integrazione a partire dal 19 agosto (erogata direttamente dall’Inps). E poi, davvero non si sa. Sono giornate difficili quelle dei 175 dipendenti dell’industria tessile Tirso di Muggia (Trieste), società del gruppo veneto Fil Man Made, alle prese con una complicata situazione finanziaria.

A lanciare l’allarme sono Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Confsal Friuli Venezia Giulia, facendo sapere che la proprietà, in seguito ad alcune operazioni straordinarie realizzate su delle proprietà immobiliari del gruppo, ha ottenuto la liquidità necessaria per garantire i due stipendi.

Le prospettive dello stabilimento, però, sono del tutto incerte. A complicarle ulteriormente si è inserita anche la vendita delle azioni della Tirso da parte della finanziaria regionale Friulia, che nel gennaio 2020 era entrata nel capitale azionario dell’azienda con 2,5 milioni di euro più 1,5 milioni come finanziamento della durata di sei anni.

Ma il gruppo Fil Man Made avrebbe accumulato debiti per oltre dieci milioni di euro, non essendo quindi in grado di restituire la quota della linea di credito. L’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen ha confermato la vendita delle azioni, dichiarando che “Tirso non solo è venuta meno agli obblighi contrattuali con Friulia e quindi con la Regione, ma ha lasciato cadere nel vuoto tutte le aperture finalizzate a cercare una soluzione alla situazione dell'azienda da dicembre a oggi”.

I sindacati si sono detti “sorpresi” per la decisione di Friulia, affermando di essere stati informati solo a operazione conclusa e che “contesto aziendale e opportunità avrebbero dovuto suggerire una maggiore cautela”. Obiettivo della holding regionale è quello di recuperare il proprio investimento, di conseguenza Friulia ha anche incaricato un advisor per individuare un possibile acquirente.

La Tirso, dunque, è sul mercato. Per i 175 lavoratori (erano 245 nel 2020), in larga maggioranza donne, perlopiù con un’età superiore ai 50 anni, le prospettive sono ancora tutte da definire. Per ora c’è solo la cassa integrazione fino a novembre, e in programma un incontro tra azienda e sindacati per i primi di settembre. Ma fortissima è la preoccupazione per il futuro.