PHOTO
Correva l’anno 2011, l’Ue fissava nuove regole per produrre plastiche per alimenti, il governo nazionale bandiva per legge le vecchie buste della spesa, in Italia la raccolta differenziata era al 33,4 per cento e la parola bio iniziava a far tendenza, preludio di un exploit presto inarrestabile. In Sardegna, il protocollo sulla chimica verde leniva le ferite per la chiusura del petrolchimico di Porto Torres, e prometteva un futuro sostenibile e innovativo. Per realizzarlo nasceva Matrìca, società partecipata da Eni e Novamont. Undici anni dopo, in Europa i sacchetti della spesa sono (quasi) tutti bio, la raccolta differenziata sfiora in Italia il 68 per cento, i diciottenni son cresciuti raccattando in spiaggia pezzi di plastica sporca e cattiva. La sensibilità per l’ambiente, il riciclo, l’ecologia, è cresciuta a livelli esponenziali. La chimica verde in Sardegna no. O almeno, non abbastanza. Dei 730 milioni di euro previsti ne sono stati spesi 260, due dei sette impianti in programma realizzati, la centrale a biomasse naufragata, le bonifiche ancora in corso, il sogno di integrare il mondo della chimica con quello dell’agricoltura al momento è incompiuto.
Gianfranco Murtinu, segretario Filctem Cgil territoriale, tiene la contabilità degli organici, in netto passivo: “I lavoratori degli appalti hanno pagato il prezzo più alto della mancata riconversione, dei 500 iniziali sono rimasti in 300 e in questi due anni di pandemia le cose sono peggiorate perché Eni ha tagliato le manutenzioni”. I 560 diretti del petrolchimico di allora oggi sono 470, 150 dipendenti di Matrìca, gli altri di Eni: “Gli impegni presi - ricorda Gianfranco Murtinu - erano di ricollocarli tutti e poi assumerne altri 120”. Il progetto era articolato in tre fasi da realizzare in sei anni ma solo la prima si è compiuta e oggi, a Porto Torres, si producono 32 mila tonnellate all’anno di acido azelaico e pelargonico. “Il processo produttivo si ferma ai monomeri - spiega il segretario Filctem - la seconda e terza fase del progetto sono sfumate insieme alle potenzialità di realizzare sia i biolubrificanti che la plastica bio, il mater Bi”.
“Le responsabilità di questo intollerabile ritardo sono molteplici, aziendali e politiche - taglia corto Massimiliano Muretti, responsabile Industria della Cgil di Sassari – ma è bene chiedersi se il progetto di fondo sia attuale, se possa essere utile rilanciarlo oggi, nel 2022”. La risposta è sì, se possibile più di prima. “Senza imbrigliarci in schemi e obiettivi sottoscritti in altri tempi, vogliamo che il protocollo sia rinnovato sotto l’impulso dell’attuale fase di transizione ecologica ed energetica e dei riflessi della guerra in Ucraina con la connessa necessità di ridurre la dipendenza dagli idrocarburi, vogliamo che siano implementati gli investimenti e i posti di lavoro moltiplicati intorno a una nuova filiera tutta da costruire”. La Cgil di Sassari ha unito le forze alle altre sigle sindacali, alle istituzioni locali e alle parti datoriali: messe da parte le ovvie differenze tra forze spesso schierate su fronti opposti, insieme hanno dato vita al Tips (Tavolo istituzioni e parti sociali e datoriali per lo sviluppo del Nord Sardegna) e considerano prioritaria la realizzazione del progetto sulla chimica verde, tanto da stilare una piattaforma comune, una rivendicazione nei confronti della Regione, dello Stato, di Eni.
L’Eni è parte fondante del protocollo d’intesa firmato a maggio 2011 sotto l’egida della presidenza del Consiglio dei ministri. Insieme alla Novamont, leader nel settore della bioeconomia, ha fondato la società Matrìca per dar corpo al progetto sardo. Nelle cronache di quella primavera l’entusiasmo unisce sindacalisti e politici, lavoratori e ambientalisti. L’Isola disquisisce di polimero e mater Bi come appartenessero a una nuova ordinaria quotidianità. In effetti, potrebbero essere gli ingredienti di nuova Rinascita. La chimica tradizionale è il passato, negli ultimi tempi, oltretutto, aveva portato crisi e cassa integrazione. La chimica verde è il futuro, la riconversione a Porto Torres la gigantesca occasione per corrergli incontro a tutta velocità. Invece, la realizzazione del progetto, il primo in Europa di quella grandezza, va piuttosto a rilento. E buca più o meno tutte le tappe del cronoprogramma.
Al preludio di questa primavera invece, mentre il governo nazionale apre più di uno spiraglio sul futuro del sito di Porto Torres, la Regione è silente. I sindacati sollevano il volume della protesta con tre diverse iniziative. Il 3 marzo Cgil, Cisl e Uil di Sassari manifestano a Cagliari davanti a Villa Devoto, sede della Giunta Regionale: il presidente Solinas promette che scriverà una lettera al presidente Draghi per chiedere un confronto, anche con Eni. Il 14 marzo il teatro comunale di Sassari ospita gli Stati Generali del territorio del Nord Sardegna: Solinas, che nel frattempo non ha scritto nessuna lettera, declina l’invito per “sopraggiunti impegni istituzionali”.
“La cifra di questa Giunta regionale purtroppo è l’inerzia”, dice il segretario Cgil Sardegna Samuele Piddiu sottolineando che “per ottenere attenzione e suscitare una qualche reazione da parte del presidente Solinas, l’unica strada è quella della mobilitazione”. E infatti, il 9 maggio Cgil, Cisl e Uil di Sassari occupano l’aula consiliare del Comune di Porto Torres: la reazione, finalmente, arriva.
Nel pomeriggio Solinas fa sapere che ha appena scritto al presidente Draghi. La Regione richiama i contenuti del decreto energia convertito in legge il 28 aprile. L’impegno del governo nazionale recita così: “Al fine di assicurare il completamento del progetto di risanamento e di riconversione dell’area industriale di Porto Torres, nell’ambito degli obiettivi in materia di transizione ecologica ed energetica previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto è convocata, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, d’intesa con la Regione Sardegna, la Cabina di regia di cui al Protocollo di intesa per la chimica verde a Porto Torres, del 26 maggio 2011, alla quale partecipano le istituzioni locali, le parti sociali e gli operatori economici, per procedere alla revisione, all’aggiornamento e alla ridefinizione degli obiettivi del medesimo Protocollo di intesa nonché alla trasformazione degli impegni istituzionali ed economici ivi contenuti e non ancora adempiuti in accordo di programma”.
Solinas ha colto l’assist ma è solo un primo passo. Il sindacato rivendica un incontro preventivo per definire, insieme a tutti i soggetti coinvolti sul fronte regionale, una posizione condivisa da assumere nella Cabina di regia. Intanto l’Eni, con Versalis, incrementa la sua partecipazione in Novamont dal 25 al 35 per cento: riassetti societari che per una volta sembrano portare nuovi e positivi auspici. A distanza di undici anni, la Sardegna green gioca una delle sue partite decisive.