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Riduzione dell’orario, meccanismi di recupero dell’inflazione nei salari, premi di risultato, elementi di welfare, migliore organizzazione del lavoro. Negli ultimi mesi i sindacati stanno siglando contratti collettivi e accordi di secondo livello d’avanguardia, con aspetti molto innovativi. Traguardi per certi versi storici, che potrebbero anche fare scuola, e che dimostrano come i lavoratori sono destinati a vincere se si mettono al centro le relazioni sindacali e i valori della rappresentanza.
Bancario, legno arredo, metalmeccanico sono i settori dove sono stati siglati contratti nazionali unici; manifatturiero, meccanico, chimico, telecomunicazioni, industria alimentare quelli che hanno visto integrativi d’eccezione, con aziende come Lamborghini e Luxottica a rappresentare le punte dell’iceberg.
20 per cento delle aziende
“Stando ai dati del nostro osservatorio attivo dal 2016, di cui pubblicheremo il quarto rapporto la prossima primavera, circa il 20 per cento delle aziende e il 35 per cento dei lavoratori ha una contrattazione di secondo livello di tipo strutturato, che interviene su più materie – spiega Nicola Marongiu, responsabile dell’area contrattazione, politiche industriali e del lavoro della Cgil –. Sono tante le realtà dove gli accordi integrativi sono consolidati. Per lo più imprese di grandi e medie dimensioni, o anche gruppi dove c’è un sistema di relazioni industriali efficace: la dimensione contrattuale nazionale integra quella aziendale”.
Dopo gli anni del Covid, durante i quali si erano concentrate soprattutto sull’organizzazione del lavoro, le parti hanno contrattato perché la produzione potesse proseguire garantendo la salute e la sicurezza delle persone, con il ricorso al lavoro agile e allo smart, perciò in questa nuova fase di rinnovo gli accordi sono più completi, complessi e innovativi.
Settimana corta mon amour
A cominciare dall’orario. Alla Lamborghini di Sant’Agata Bolognese (Bologna), dopo un anno di trattative, Rsu, Fiom Cgil e Fim Cisl hanno firmato un’ipotesi di accordo per la settimana corta: 31, 22, 16 e 12 giornate di lavoro in meno all’anno a seconda del tipo di attività, del reparto, dei turni. A fronte di queste novità, ci saranno aumenti in busta paga e non riduzioni: in aggiunta al salario contrattuale, la quota totale che i dipendenti prenderanno tra premi e indennità, salirà da 13.500 euro a circa 16 mila, di cui 4 mila variabili e 12 mila certi.
500 nuove assunzioni, impegno dell’azienda per un concreto miglioramento delle condizioni dei lavoratori in appalto, sostegno alla genitorialità, contrasto alla violenza di genere sono le altre misure dell’integrativo.
L’intesa, decisamente unica nel suo genere, ha invece ricevuto la bocciatura della Ducati, dove è in discussione proprio il rinnovo dell’integrativo: l’amministratore delegato l’ha definita la strada sbagliata perché rischia di generare una riduzione della competitività.
20 giornate all’anno
Lavorare meno, lavorare meglio è il motto dell’accordo firmato in EssilorLuxottica da Rsu e da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil: dal prossimo anno circa 15 mila dipendenti potranno scegliere di aderire al nuovo modello orario, ritagliando venti giornate l’anno, per lo più il venerdì, coperte in larga parte dall’azienda e in via residuale da istituti individuali. Il tutto senza impatti sulla retribuzione. La novità, che sarà introdotta in via sperimentale, consentirà di assumere in Italia e quindi stabilizzare oltre 1.500 somministrati. Vengono potenziate anche le iniziative di conciliazione, come il diritto allo studio.
Contrattazione innovativa
Diverso il quadro della contrattazione collettiva nazionale. “Qui c’è una divisione netta tra i settori industriali della manifattura, dei servizi a rete e del terziario avanzato e quelli del commercio, del turismo e dei servizi alla persona – prosegue Marongiu –: i primi rinnovano con una tempistica contenuta, gli altri registrano grandi ritardi, alcuni anche dal 2016”. Il nodo è proprio questo: chi riesce a rinnovare, porta a casa risultati positivi.
Nel settore bancario il nuovo accordo definito storico ha introdotto a livello nazionale una riduzione dell’orario e del numero di giornate, a parità di salario. “I lavoratori del settore arriveranno in due step a 36 e a 37 ore settimanali – riprende il dirigente sindacale –, e in più avranno gli aumenti di cui tanto si è parlato, pari a circa il 15 per cento”.
Difendere il potere di acquisto
È d’avanguardia anche il meccanismo di difesa del potere d’acquisto dei salari dei metalmeccanici. Nell’ultimo rinnovo è stata introdotta una clausola di garanzia che adegua le retribuzioni all’aumentare del costo della vita: a giugno si recupera in automatico l’inflazione dell’anno precedente, in base a un preciso indice Istat. E in periodo di inflazione elevata, non è cosa da poco: l’indice Ipca 2023 è stato di 6,6 per cento. Quest’anno i minimi salariali sono quindi aumentati da 99 a 162 euro al mese, a seconda dell’inquadramento.
L’aspetto rivoluzionario consiste nel fatto che questa clausola cosiddetta di recupero salariale è operativa durante la vigenza contrattuale. Altri contratti hanno misure simili ma agiscono alla scadenza del contratto e non durante. Una clausola analoga è prevista per il settore del legno-arredo, che riguarda 21 mila addetti, per la quale lo scorso anno i lavoratori hanno anche scioperato quando le aziende l’hanno messa in discussione.
Nuove piattaforme
“In tutte le nostre piattaforme contrattuali vengono inseriti tre elementi che riteniamo qualificanti – conclude Marongiu –: il recupero salariale, perché gli ultimi tre anni sono stati segnati da un incremento del costo della vita; il contrasto alla precarietà, per introdurre clausole più stringenti di impiego del lavoro a termine e per la stabilizzazione; l’orario di lavoro, che vuol dire riduzione e diversa turnazione, da affrontare con le modalità di ciascun settore e contratto”.