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Nelle Marche crescono le malattie professionali, diminuiscono gli infortuni. Nel periodo gennaio-ottobre 2024, si registrano 13.964 infortuni di cui 15 mortali. Rispetto allo stesso periodo del 2023, c’è una diminuzione pari a -1,6%. Aumentano invece le malattie professionali: sono 6.686 contro le 5.596 del 2023. È questo il quadro che emerge dai dati Inail, elaborati dall’Ires Cgil regionale.
Marche, esplosione del numero delle malattie professionali, cresciute del 19,5%
“Siamo preoccupati – dichiara Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche –, nella regione assistiamo a un’esplosione delle malattie professionali che sono cresciute del 19,5% rispetto all’anno precedente”. La provincia in cui le malattie sono cresciute di più è Ancona con +35,1%; seguono Macerata con +21,2%, Pesaro e Urbino con +14,4%, Fermo con +10,5% e Ascoli Piceno con + 9,5%. Le malattie più denunciate riguardano il sistema osteomuscolare, il sistema nervoso, seguito dalle malattie all’orecchio.
"Ancora oggi lavorando ci si ammala come cinquant’anni fa”
“Questa situazione conferma una maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori del proprio ‘stato di salute’ – rilancia Longhin –. Tuttavia, questi dati sono allarmanti perché significa che ancora oggi lavorando ci si ammala come cinquant’anni fa e le cause più strutturali di questo fenomeno ancora non sono state rimosse, anzi sono peggiorate”. Tra le cause principali di questa situazione, secondo Longhin, “c’è il mix generato dall’alto tasso di precarietà e i ritmi intensi di lavoro: una condizione che, oltre a produrre lavoro povero e scarsamente qualificato, è responsabile dell’aumento di queste malattie”.
Allo stesso modo, “non possiamo farci ingannare dalla diminuzione degli infortuni. Infatti, se analizziamo il dato disaggregato per provincia, notiamo che a Fermo, per esempio, vi è un aumento consistente rispetto all’anno precedente, con +8,7%. Non solo: per le classi di età, gli infortuni aumentano tra i giovani fino a 29 anni, e tra le persone più anziane dai 60 anni in su”. Per quanto riguarda la nazionalità, continua Longhin, “si osserva un incremento tra gli extracomunitari con +0,8%”. I settori più colpiti dall’aumento sono commercio e riparazioni, +20%, trasporto e magazzinaggio e costruzioni.
Conclude Longhin: “C’è ancora tanto da fare se davvero vogliamo invertire questa situazione. Servono volontà, impegno e risorse se davvero vogliamo rimettere al centro la salute dei lavoratori e non il profitto”.