La Cgil Lombardia invia una lettera al presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e chiede “a tutte le forze politiche, le associazioni datoriali, le istituzioni locali, deputati e senatori eletti nei nostri territori, di far sentire la propria voce affinché il governo ritiri” le proposte di modifica al codice degli appalti. “Chiediamo a Regione Lombardia e al governo – afferma il segretario generale del sindacato, Alessandro Pagano – di fermarsi e ascoltare le richieste, formulate anche in Parlamento, da tutte le organizzazioni sindacali e dalle grandi associazioni di impresa”.

“Si apra un tavolo di confronto serio con le organizzazioni realmente rappresentative, per assumere la qualità del lavoro e la difesa dei salari, dei diritti dei lavoratori, della salute e sicurezza come stella polare, soprattutto quando si tratta di risorse pubbliche”.

Pagano spiega che le proposte avanzate dal governo, in discussione in questi giorni in Parlamento, “ridurranno trasparenza e legalità, ma soprattutto tutele e diritti di migliaia di lavoratori in tutto il Paese. Ne vedremo l’impatto anche nella nostra regione, in cantieri, scuole, uffici, ospedali, dove nel 2023 sono stati spesi poco meno di 15 miliardi di euro in forniture, oltre 12 miliardi di euro in appalti di servizi, oltre 9 miliardi di euro in appalti di lavori”.

Le modifiche intervengono quindi sul settore che viene più alimentato da risorse pubbliche (oltre 280 miliardi l’anno, dati 2023), spiegano dal sindacato, e che dovrebbe rappresentare una leva fondamentale per far crescere qualità, dimensione d'impresa e valore aggiunto, e allo stesso tempo garantire il massimo delle tutele economiche e normative per i lavoratori coinvolti.

“Nello specifico, con le nuove norme verrà meno la corretta applicazione dei Contratti collettivi nazionali di lavoro firmati dalle organizzazioni rappresentative, favorendo dumping, concorrenza sleale e riduzione di salari e tutele in salute e sicurezza. Oltre a favorire affidamenti diretti e senza gara, ampliare i subappalti, e abrogare il rating di legalità, un importante indicatore sulla reputazione delle imprese”, sottolinea Pagano.

“Si colpiranno inoltre i lavoratori, rendendo incerti gli strumenti principali a loro tutela, ossia i contratti collettivi nazionali di lavoro, e impattando anche sulla qualità della rappresentanza (anche da parte datoriale) con il risultato di indebolire l’assetto delle relazioni industriali”.

Il governo propone infatti di modificare le norme che obbligano all’applicazione degli specifici Contratti nazionali e territoriali in base alle attività oggetto dell’appalto e firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. Se passasse la nuova norma, si potrebbero invece applicare Ccnl con meno tutele e salari più bassi, in base alla dimensione o alla natura giuridica dell’impresa, o ancora si potranno applicare contratti diversi da quelli indicati dalla stazione appaltante anche intervenendo con scostamenti in peggio su molti istituti normativi, dall’orario di lavoro alle ferie, dagli straordinari alla formazione. Ciò anche in violazione del principio della legge delega, che stabilisce la parità di tutele economiche e normative.

“Qui in Lombardia, abbiamo definito importanti protocolli e intese in merito – scrive Alessandro Pagano nella lettera al presidente –, basti ricordare il protocollo di intesa sui temi connessi a Pnrr e Pnc, Piano Lombardia, Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, firmato nel 2022, e il recentissimo accordo Appalti e tutela del lavoro e dell’occupazione stipulato a novembre 2024, nonché i numerosi protocolli e accordi siglati in molte città capoluogo di provincia della Lombardia. Ebbene, tali intese rischiano di svuotarsi e diventare inapplicabili se venissero approvate le modifiche che il governo sta portando avanti”.

“Ci preoccupa inoltre – continua Pagano – che le nuove norme proposte inseriscano numerosi e contraddittori indicatori per definire legittimo un Ccnl. Con la conseguenza che molti contratti firmati da sindacati gialli o da associazioni di imprese con pochissimi aderenti, non riconosciuti come comparativamente più rappresentativi, sarebbero ritenuti validi a danno dei lavoratori e delle imprese serie”.

Inoltre, si propone di modificare la norma a tutela dei lavoratori in subappalto per la quale, a fronte dello stesso lavoro, ai lavoratori è riconosciuto il diritto ad avere lo stesso Ccnl dell’impresa appaltante. “Tutto questo – conclude Pagano – colpirà non solo i diritti e le condizioni di chi lavora, ma produrrà ulteriori incertezze normative, rendendo più difficile da parte delle pubbliche amministrazioni, dei sindaci e dei direttori delle Aziende locali, gestire l’affidamento di servizi o appalti di opere. I contenziosi legali e le vertenze aumenteranno in modo significativo”.