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“Per la Confederazione e per Apiqa il disegno di legge sull’equo compenso, di cui è ripresa la discussione in Senato in questi giorni, non tutela i professionisti autonomi, divide e discrimina invece di garantire pari diritti”. Così, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti.
“Pur nella giustezza del principio - afferma la dirigente sindacale - questa proposta così definita, non permette di applicare correttamente l’equo compenso a tutti i professionisti autonomi, siano essi iscritti agli Ordini o meno. L’articolato di legge - spiega - si riferisce solamente a rapporti di lavoro con amministrazioni pubbliche e grandi committenti, limitando la platea dei lavoratori autonomi coperti dalla norma”.
“Inoltre, è grave - prosegue Scacchetti - l’impostazione che attribuisce una colpa a carico del professionista iscritto all’ordine in caso di violazione dell’equo compenso: è in capo al professionista la responsabilità di impugnare eventualmente il contratto che non rispetta i parametri, ma è sullo stesso che cade la sanzione disciplinare da parte dell’ordine per aver accettato di fatto un compenso sotto soglia. Insomma, il lavoratore, in posizione di debolezza rispetto al committente, viene ulteriormente colpito”
“Una legge che su molti fronti ci vede insoddisfatti, lasciando pochissimi spazi di interlocuzione con le associazioni di rappresentanza dei professionisti autonomi e con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative”, conclude la segretaria confederale.