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“Perché le fabbriche non chiudono? Cosa fare per ottenere dai propri datori di lavoro adeguati strumenti di protezione? Come sarà possibile accedere agli ammortizzatori sociali?” Sono solo alcune delle centinaia di domande che ogni giorno investono i canali social della Cgil e delle sue categorie. Comunicatori e uffici stampa restano impegnati soprattutto su due fronti: raccogliere istanze dai territori per riportarle agli organismi centrali; far circolare notizie in grado di rasserenare gli animi dei lavoratori che con grande senso del dovere mandano avanti il Paese.
Le pagine della Cgil hanno cercato, fin dall'inizio, di fornire informazioni di servizio rilanciando i numeri da contattare e il decalogo delle precauzioni da prendere. Ma i social del sindacato di Corso d’Italia non si sono limitati a questo compito: hanno cercato di utilizzare i propri profili per tenere costantemente aggiornati cittadini, lavoratrici e lavoratori delle richieste avanzate al governo, delle trattative in corso, degli accordi e delle intese raggiunte. Le pagine di facebook sono state anche un naturale canale di dialogo per aggirare l'isolamento: così, dopo la firma del protocollo condiviso, lo scorso sabato, non solo i giornalisti ma anche gli iscritti hanno avuto modo di confrontarsi direttamente con il segretario generale, Maurizio Landini.
In queste settimane, le diverse federazioni del sindacato di Corso d’Italia hanno dovuto mettere in pratica strategie diverse, anche in base all’esposizione mediatica dei propri iscritti. Il responsabile stampa della Funzione pubblica Cgil, Giorgio Saccoia, sottolinea come il compito principale della categoria degli statali sia quello di limitare la propagazione del panico, soprattutto nei focolai di trasmissione del virus, anche a scapito delle storie dei lavoratori, già ampiamente approdate sui media nazionali.
“In questa fase – spiega Saccoia – la nostra campagna principale ha come titolo “Grazie a chi lavora”, proprio per sottolineare il valore dei servizi pubblici essenziali che continuano a essere garantiti grazie all’abnegazione degli operatori. L’altro aspetto importante è la garanzia di offrire una comunicazione di servizio in grado di raccogliere le istanze che arrivano dal territorio, trasformandole in richieste da portare ai tavoli già aperti con le istituzioni regionali e nazionali.
Diversa la strategia della Filcams, la federazione della Cgil che rappresenta i lavoratori di Commercio, Turismo e Servizi, che si è incaricata principalmente di offrire visibilità ai più invisibili. In queste settimane è evidente come medici, infermieri e tutto il personale sanitario abbiano combattuto nelle prime linee contro il Covid-19, ma, allo stesso tempo, al loro fianco sono rimasti decine di migliaia di addetti, dagli operatori delle pulizie alle guardie giurate, da chi garantisce i pasti nelle mense a chi movimenta la filiera del farmaco, dai magazzinieri agli operatori del commercio che il sindacato ha il compito di non far sentire soli. Nelle scorse ore la Filcams ha chiesto ai propri iscritti di inviare delle foto che documentassero la loro giornata lavorativa e nel giro di poche ore i social sono stati invasi da centinaia di scatti.
Per quanto riguarda i social della Filt, la federazione dei lavoratori dei trasporti della Cgil, è possibile descrivere una comunicazione che procede di pari passo con quanto diffuso a iscritti, stampa e istituzioni. Buona parte dei lavoratori della categoria è coinvolta in prima persona nei servizi ancora disponibili, da piloti e assistenti di volo fino a chi carica e scarica i bagagli negli aeroporti, per non parlare di chi movimenta persone e merci tra porti, ferrovie, autostrade e magazzini, fino ai rider che – in tempi di forzata autoreclusione – attraversano le strade deserte delle nostre città per portare cibo porta per porta, permettendo a molti locali pubblici di non chiudere del tutto i battenti. “Uno dei nostri obiettivi – spiega il responsabile stampa Guido Barcucci – è quello di tributare loro un ringraziamento di cuore a nome di tutti gli italiani”. E non è poco.
Nei giorni scorsi, i comunicatori della Fiom, la federazione dei metalmeccanici della Cgil, hanno dovuto far fronte a una lunga serie di commenti da parte di lavoratori spaesati o, peggio, arrabbiati, per la mancata chiusura di aziende non coinvolte nella produzione di beni di prima necessità. Per la responsabile stampa della segreteria generale, Michela Bevere: “È stato necessario dare risposte che dessero informazioni utili e tranquillizzassero gli animi”.
Il protocollo firmato nei giorni scorsi dai sindacati confederali, insieme a governo e parti datoriali, offre la possibilità ai delegati di aprire delle trattative (e di raggiungere degli accordi) nei singoli stabilimenti. Obiettivo: garantire la riduzione della produzione fino alla fermata delle attività lavorative, l’utilizzo dello smart working, la sanificazione degli spazi, il rispetto delle distanze e la dotazione di dispositivi di protezione e tutti gli strumenti necessari a tutelare la salute. Come spiegato nella lettera agli iscritti della segretaria generale della Fiom, Francesca Re David, il protocollo “è uno strumento utile a rafforzare la contrattazione in tutti i luoghi di lavoro per garantire la protezione e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici”.
Ne è nata una campagna dal titolo “Contrattare e scioperare per la salute e il reddito” affinché dove non sia possibile arrivare a un accordo con l’azienda, i sindacati delle tute blu di Cgil, Cisl e Uil, fino al 22 marzo, possano offrire copertura agli scioperi che eventualmente verranno proclamati. Proprio in quest’ottica, i social della Fiom stanno diffondendo un bollettino quotidiano in cui viene data nota di accordi, scioperi e fermate in tutti gli stabilimenti metalmeccanici italiani, come accaduto nelle ultime ore in Fca, Leonardo ed Electrolux.
Anche ai social del Nidil, la federazione del sindacato di Corso d’Italia che tutela i lavoratori atipici, quelli storicamente più indifesi e privi di diritti, è toccato il compito di fornire informazioni tempestive ai propri iscritti. A parlare è la responsabile stampa, Francesca Mannai: “Oltre che attraverso i post pubblicati, abbiamo cercato di dare seguito alle centinaia di richieste di informazioni ricevute attraverso messaggi pubblici e privati. Oltre alle singole risposte, abbiamo compilato cartelli con le domande più frequenti per cercare di offrire quanti più chiarimenti possibile. Attraverso le pagine dei nostri social è avvenuto uno scambio interessante tra territori e organismi nazionali: abbiamo cercato di dare visibilità alle voci e alle denunce in arrivo dalle più disparate province d’Italia e allo stesso modo messo in contatto con i nostri funzionari sparsi sul territorio gli addetti che ci segnalavano situazioni in cui non veniva minimamente garantita la salute e la sicurezza. Ora siamo pronti alla sfida più importante – conclude Mannai –, comunicare ai lavoratori atipici, alle partite iva, ai somministrati come accedere agli ammortizzatori sociali previsti dal decreto Cura-Italia.
(continua)