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Cgil, Cisl e Uil Emilia-Romagna lanciano l'allarme su quello che sta succedendo nella sanità in regione. "A Modena - scrivono in un comunicato unitario di denuncia - è stato pubblicato un avviso per la fornitura temporanea in via d’urgenza di servizi ospedalieri di ostetricia e ginecologia dell’Area Nord dell’Azienda USL di Modena e in particolare per Mirandola. Per decisione politica della Giunta regionale, il punto nascita di Mirandola deve rimanere aperto nonostante il numero di parti negli anni sia abbastanza esiguo (335 nel 2021). Pur avendo messo in atto tutte le possibili misure organizzative da parte dell’Azienda Usl di Modena per evitare questa scelta, la decisione finale adottata è stata quella di appaltare prestazioni di ostetricia e ginecologia per 5 mesi, rinnovabili per altri 5, per una base d’asta di oltre 500 mila euro. Ma non è finita. Nonostante il verbale d’intesa dello scorso 29 aprile, firmato da tutte le sigle sindacali della dirigenza medica e sanitaria, nel quale si individuano soluzioni e interventi diretti ad affrontare le criticità dell’Emergenza Urgenza, la stessa Azienda Usl di Modena e quella di Reggio Emilia pubblicano avvisi per la fornitura di servizi medici ospedalieri che non rientrano nelle misure condivise nell’intesa, ricalcando il percorso già adottato per l’emergenza urgenza di Ferrara del quale l’assessore regionale aveva dichiarato alle organizzazioni sindacali essere un unicum da non ripetere".
I sindacati confederali dell'Emilia-Romagna scrivono che "nell’incontro svoltosi lunedì (23 maggio) in Assessorato, alla presenza del Direttore generale, hanno espresso la propria assoluta contrarietà a forme di appalto che prevedono l’affidamento a esterni di pezzi del “core business” della sanità pubblica. La Regione ha scelto la via più breve, quella di continuare a tappare falle investendo risorse pubbliche senza alcuna prospettiva creando, oltretutto, situazioni di grande disomogeneità economica nei confronti dei medici ospedalieri, sapendo che i medici esterni vengono inseriti nei dipartimenti ospedalieri per prestare le stesse delicatissime mansioni che svolgono i medici dipendenti ma con retribuzioni molto ma molto più generose. Risulta inoltre difficile a questi medici sentirsi parte della rete organizzativa, proprio per la peculiare occasionalità della loro prestazione lavorativa. Inoltre, sarà necessario verificare con grandissima attenzione la competenza clinico-professionale dei professionisti forniti dall’appaltatore, per la garanzia della sicurezza delle persone che accederanno ai servizi in appalto.
Si sta creando un precedente molto pericoloso - è l'allarme lanciato da Cgil, Cisl e Uil -, anche per il futuro della sanità pubblica di questa regione. Purtroppo la carenza di alcune specializzazioni mediche o anche di professioni sanitarie viene da lontano, con decenni di insufficiente programmazione della formazione medica specialistica che ha seguito la politica dei tagli al nostro sistema sanitario. Non è però accettabile che in una regione che si vanta di livelli di sanità pubblica importanti, che ha fatto scelte anche lungimiranti in un recente passato investendo sui professionisti, che coordina la commissione salute della Conferenza delle Regioni, vengano appaltati pezzi di sanità pubblica oltretutto di estrema delicatezza e importanza.
In conclusione, avviene che le AUSL dilazionano le assunzioni indispensabili di tutte le professioni e non solo di quelle mediche, per l’esigenza di far quadrare i conti. Contemporaneamente ricorrono a discutibili forme di appalto che comportano costi ben più onerosi, senza un minimo di confronto preventivo con le organizzazioni sindacali, in spregio ai protocolli d’intesa precedentemente assunti come quello del 13 gennaio scorso.
Ci chiediamo, cosa accadrà nei prossimi mesi e anni? Ci saremmo aspettati il rispetto dei protocolli sottoscritti o degli impegni condivisi anche con le parti sociali. Crediamo ci sia bisogno di scelte strategiche e di prospettiva che purtroppo, con molta amarezza, non vediamo da parte della politica regionale. Non è sufficiente dire che si “vuole potenziare la sanità pubblica”, si deve farlo con azioni coerenti; l’appalto delle prestazioni di ostetricia/ginecologia, insieme a quello delle prestazioni dei Pronto Soccorso e dell’Emergenza Urgenza, non sono le migliori azioni per investire al meglio le scarse risorse economiche, per valorizzare l’impegno dei medici ospedalieri e di tutte le figure professionali coinvolte, e per potenziare la sanità pubblica".