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Sullo smart working nel settore pubblico adesso serve una regolamentazione contrattuale. “L'introduzione dello smart working nelle pubbliche amministrazioni può essere un importante strumento di innovazione dell'organizzazione del lavoro e bene ha fatto finora la ministra della P.a. Fabiana Dadone a difendere il lavoro pubblico dagli attacchi che in questi giorni si sono moltiplicati”. Così la segretaria confederale della Cgil nazionale, Tania Scacchetti.
“Inefficaci o non sempre positive però, - prosegue - appaiono le norme che finora si sono susseguite sulla materia. Dai provvedimenti che hanno imposto l'utilizzo dello strumento anche in assenza di qualsiasi regolamentazione, all'ultimo emendamento alla conversione in legge del decreto rilancio che impone delle percentuali rigide sul personale coinvolto, ritroviamo sempre la stessa logica: un'idea univoca dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni, nonché un eccesso di discrezionalità per le amministrazioni sulle scelte da intraprendere, che rischiano di compromettere l'opportunità di incentivare l'innovazione dell'organizzazione del lavoro e di ridurre la possibilità di introdurre strumenti efficaci di conciliazione vita lavoro”.
Il risultato, così, rischia di essere non l'auspicato ‘lavoro agile’, ma "niente più di una trasposizione nel proprio appartamento delle tradizionali modalità di lavoro, cosa che si è verificata finora in tantissime realtà", secondo Scacchetti. La complessità del sistema dei servizi pubblici richiede di differenziare gli interventi nell'ottica, da una parte, di una maggiore efficacia della garanzia di diritti e di tutele ai cittadini, dall'altra, di soluzioni che rispondano ad una maggiore qualità del lavoro nel pieno riconoscimento di diritti”.
Per questi motivi, a maggior ragione nella fase di graduale ripresa delle attività e in una ottica che deve guardare alla fine della emergenza, conclude la segretaria, |"non servono scelte unilaterali, ma serve una regolamentazione contrattuale che consenta di adattare ai diversi contesti le azioni più opportune, attraverso la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Riteniamo quindi che il confronto già avviato dalla ministra Dadone debba proporsi questo obiettivo”