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“Una storia che ha dell’incredibile”. A dirlo senza mezzi termini Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Cesena, che seguono da tempo una vertenza nata dalla discriminazione delle lavoratrici rispetto ai loro colleghi uomini per le decisioni prese dal datore di lavoro, un’azienda che opera nel settore della vigilanza privata. Ieri, 27 giugno, e oggi, 28 giugno, hanno incrociato le braccia, “stanche – scrivono i sindacati nella nota unitaria – di essere demansionate e pagate meno rispetto ai colleghi uomini impiegati nello stabilimento”.
“La vicenda della Sala Conta Battistolli è una storia di discriminazione di genere, che parte da lontano, dal 2016, quando l’azienda decide di applicare due contratti diversi all’interno della stessa sede di lavoro: un contratto collettivo nazionale firmato dai sindacati più rappresentativi per i vigilanti e un contratto con meno tutele e firmato dalle sigle meno rappresentative per le dipendenti donne”.
Questa decisione discriminatoria alle donne è costata in media 3.500 euro all’anno, una cifra enorme per una famiglia monoreddito come quelle della metà circa delle lavoratrici della Sala. “Successivamente il contratto collettivo nazionale della Vigilanza Privata è stato applicato anche per le dipendenti della Sala Conta ma con una differenza: diversamente da quanto applicato fino al 2016, alle stesse donne è stato riservato un sottinquadramento, con una retribuzione che le porta a guadagnare quasi il 20% in meno dei colleghi maschi”.
Con questa protesta Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil del territorio chiedono all’azienda il riconoscimento del quarto livello del contratto nazionale di riferimento anche per le lavoratrici, “con una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e sufficiente ad assicurare alle famiglie un'esistenza libera e dignitosa, in attuazione dell’Articolo 36 della Costituzione”.