Nel 2024 sono state richieste e autorizzate complessivamente 23,4 milioni di ore di cassa integrazione, Fis e altri fondi di solidarietà. È quanto emerge dai dati Inps, elaborati dall’Ires Cgil Marche. Rispetto al 2023, la cassa è cresciuta del 44,9%. Per Eleonora Fontana, segretaria regionale, “il dato complessivo del 2024 conferma la profonda crisi che investe la regione e in particolare il settore manifatturiero. Crisi che stiamo denunciando da tempo e che ci ha visti impegnati per salvaguardare posti di lavoro e salari”. Il settore dell’industria è quello più colpito.

I dati

In particolare, la cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) si attesta a circa 23,2 milioni di ore, mentre il ricorso a Fis e altri fondi arriva a poco più di 270 mila ore. Rispetto all’anno precedente, nelle Marche la cassa registra un aumento di 7 milioni ore (+44,9%). La tendenza risulta essere molto più accentuata rispetto al valore medio italiano (+21,1%) e a quella del Centro Italia nel complesso (+12,1%). La provincia che ha registrato l’aumento maggiore è quella di Fermo (+126,4%). Seguono Macerata (+68,8%), Ascoli Piceno (+65,7%), Pesaro Urbino (+32,3%) e Ancona (+20,7%).

Osservando i dati relativi alla distribuzione delle ore nei singoli rami di attività corrispondenti alle diverse gestioni Inps della cassa integrazione guadagni, l’industria assorbe la maggior parte delle ore autorizzate (22,5 milioni). Le ore registrate nel terziario sono state 148 mila, mentre nell’edilizia ammontano a 451 mila.

L’aumento delle ore di cassa integrazione rispetto al 2023 è totalmente imputabile al ramo dell’industria, il quale registra un saldo di +7,4 milioni di ore (+49%). Al suo interno, i comparti che osservano l’incremento maggiore sono pelli, cuoio e calzature (+163,8%) e tessile e abbigliamento (+326,7%). Seguono chimica, gomma, plastica (+36,9%) e meccanica e metallurgia (+32,8%), la quale in termini assoluti occupa quasi la metà delle ore autorizzate nell’industria. Per ciò che concerne il terziario, si registra un calo di 142 mila ore (-48,9%), riscontrabile in maniera più o meno accentuata in tutti i comparti. L’edilizia registra un calo di 99 mila ore (-18,1%).

Cgil Marche: “Servono politiche per un’inversione di tendenza”

“A soffrire – sottolinea Eleonora Fontana – sono soprattutto la meccanica e metallurgia, il calzaturiero e il tessile-abbigliamento che rappresentano i settori trainanti l’economia regionale. È chiaro dunque che non sono più rinviabili, da parte della Regione, politiche per invertire tale tendenza. Di fronte a questi dati, auspichiamo che il governo e la Regione considerino prioritaria una programmazione di politiche industriali”.