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Un progetto di rilancio e tante speranze che rischiano di andare in frantumi. La Cerutti di Casale Monferrato (Alessandria) ha annunciato ai sindacati la cassa integrazione a zero ore e il blocco immediato della produzione fino al 31 marzo. “È una situazione molto difficile”, spiega Maurizio Cantello della Fiom Cgil territoriale: “Non possiamo accettare altri sacrifici e chiediamo l'intervento delle istituzioni locali e nazionali. Qui si rischia il fallimento”.
Il gruppo Cerutti è una newco nata nel novembre scorso dall'unione delle piemontesi Officine meccaniche Cerutti di Casale Monferrato e Cerutti packaging equipment di Vercelli. L'azienda possiede otto stabilimenti nel mondo ed è leader mondiale delle macchine da stampa rotocalco, imballaggio, flexo e security. Da quando è arrivato però il digitale, la stampa su carta è in crisi. Oggi, anche per colpa della pandemia, i costi superano i ricavi: si parla infatti di circa 500 mila euro di perdite mensili e solo due ordini completati tra dicembre 2020 e gennaio 2021. Le notizie di qualche settimana fa preoccupano ulteriormente i sindacati, perché ora i lavoratori e le lavoratrici a rischio sarebbero quasi 300.
“Tra chiusure, riassetti aziendali, prepensionamenti e altre vicissitudini – continua il rappresentante Fiom – da un decennio siamo coinvolti in una gravissima crisi. Dalla scorsa estate i 160 dipendenti dell'impianto vercellese sono in cassa integrazione straordinaria fino al 27 marzo, ma dopo potrebbero essere licenziati. Di questo passo, anche per i 130 lavoratori di Casale Monferrato si aprirebbe la procedura di esubero”. Considerate le perdite economiche del gruppo Cerutti, il Tribunale ha infatti avviato l'iter di messa in liquidazione della società: se entro il prossimo 20 marzo non ci saranno offerte da parte di nuovi investitori, si andrà verso il fallimento.
Una soluzione che spaventa le parti sociali. “Noi chiediamo un confronto con il ministero e con il Tribunale”, aggiunge Cantello: “L'azienda ha ancora mercato e la possibilità di avere un ruolo da protagonista, quindi speriamo che si vada avanti con la produzione ed eventualmente si valuti la possibilità di nuovi acquirenti. Basta che arrivino prima del fallimento, non dopo”. Infatti, come ribadiscono i sindacati in un comunicato, la chiusura dell'azienda rappresenterebbe una tragedia per i dipendenti: oltre a perdere il posto di lavoro, ci sarebbe la beffa di non poter accedere agli ammortizzatori sociali. Una situazione ingestibile, che ha visto anche l'intervento di sindaci e assessori regionali.
Nel frattempo, davanti ai cancelli della Cerutti è partito un presidio permanente da parte dei lavoratori e delle lavoratrici. “Serve l'impegno delle istituzioni locali, ma anche l'apertura di un tavolo ai ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro", conclude Cantello: "Occorrono nuovi ammortizzatori sociali per i 290 lavoratori coinvolti e un piano industriale credibile, perché così non si può più andare avanti. Sarebbe poi importante bandire una gara di vendita che dia stessa dignità e peso ai requisiti economici e a quelli occupazionali. Noi ci siamo, ma servono responsabilità e fiducia”.