Era previsto che, il 26 marzo, lavoratori e lavoratrici chiamati da Cgil Cisl e Uil si sarebbero ritrovati in 8 piazze delle diverse città sarde per inviare un messaggio forte e chiaro alla Giunta Regionale: così proprio non va, o si cambio passo o se ne devono andare.

Crisi economica e crisi del lavoro, certo già diffuse in Sardegna, che la pandemia ha aggravato. Le risposte date dal Centro destra al governo sono del tutto insufficienti e inadeguate. A cominciare da come si è affrontata e si continua ad affrontare l’emergenza sanitaria. Dice Michele Carrus, segretario generale della Cgil isolana: “La nostra giunta di centro destra ha mostrato una totale incapacità nella gestione della pandemia. Sono stati abbandonati a loro stessi i servizi, gli ospedali, gli stessi operatori. Sono arrivati al punto che se soltanto provavano a lamentarsi o a raccontare tutte le disfunzioni del sistema sanitario venivano intimiditi e minacciati”. Ora, aggiunge Carrus: “non soltanto abbiamo il collasso dei presidi ospedalieri, ma sono al collasso anche tutte le prestazioni ordinarie. Tutto ciò è aggravato dal fatto che la Giunta si è lanciata in una contro riforma del sistema sanitario regionale che ha moltiplicato le situazioni di inefficienza, soprattutto per quanto riguarda i servizi della medicina territoriale”.

La pandemia, dicevamo, una crisi durissima che però ha colpito un territorio già ferito, infierendo su settori che nel corso dell’ultimo decennio non solo avevano resistito ma anzi avevano contribuito al mantenimento del tessuto economico. Parliamo ovviamente del turismo e dei servizi. I mesi del tutto chiuso, di zone rosse e arancioni sono stati devastanti. Secondo il segretario della Cgil: “Questi comparti sono stati letteralmente travolti dal coronavirus e il turismo, da noi, contribuisce a generare una parte consistente del Pil regionale. Ma c’è un altro settore travolto anch’esso, quello della mobilità. Non si riesce più nemmeno a garantire la continuità territoriale con la penisola. Questo, oltre che un problema economico e occupazionale, è anche una lesione del diritto alla mobilità dei cittadini e delle cittadine sarde”.

Tra le ragioni della mobilitazione, che rimane in campo in attesa che le condizioni sanitarie consentano di tornare in piazza, vi è anche l’assoluta incapacità della Giunta di programmare, dal punto di vista economico e non solo: “Basti pensare - dice ancora Carrus - che il governo regionale ha a mala pena iniziato adesso la discussione sui Fondi Europei 2021-27, siamo quelli più in ritardo in assoluto. Non solo, non ha ancora avuto nemmeno un minuto di confronto con nessuno, tanto meno con le parti sociali, sul Recovery Fund. Si vocifera, però, che abbia mandato all’allora governo Conte un faldone con 206 progetti da inserire nel Pnrr. Addirittura per quanto riguarda il bilancio ordinario della Regione siamo in forte ritardo e al suo interno non c’è nessun respiro di prospettiva”.

Cgil Cisl e Uil hanno stilato un vero e proprio elenco di richieste alla Giunta Regionale, richieste al momento assolutamente inevase.

  • Misure di sostegno per il mondo del lavoro, a iniziare dagli esclusi. Urge un Piano di politiche attive che rafforzi e implementi quanto fatto finora, a partire da Lavoras e dalle altre misure rivelatesi insufficienti, in particolare per le donne, i giovani e i segmenti deboli del mercato del lavoro.
  • Piano regionale di utilizzo delle risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), integrato con i programmi dei Fondi strutturali europei e dello Stato. Serve una Programmazione economica e finanziaria integrata e coerente con gli obiettivi più avanzati di crescita sostenibile e inclusiva, nella prospettiva della transizione ecologica e digitale.
  • Un programma specifico e pluriennale di interventi di coesione e inclusione sociale, contro le povertà, che guardi ai soggetti e ai territori più deboli, promuovendo servizi di qualità, accanto alle necessarie prestazioni monetarie, a favore delle fasce più deboli e delle persone fragili e disagiate.
  • Investimenti consistenti sul Servizio sanitario, sul personale, sui servizi ospedalieri e della medicina territoriale, ad iniziare da un valido piano di vaccinazione e dalle misure per superare l’emergenza e tornare alla normalità, abbattendo le liste d’attesa per tutte le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie, ottimizzando i servizi territoriali di medicina e di integrazione sociale e garantendo i Lea.
  • Interventi per gli anziani e nelle aree della disabilità e non autosufficienza, soprattutto nei servizi territoriali e familiari e rafforzando anche le professionalità dedicate.
  • Misure su Formazione e Istruzione, a partire dal rilancio in sicurezza di tutti i servizi scolastici, in particolare nelle scuole superiori e nelle università, e con riguardo alle attività ausiliarie.
  • Potenziamento dei Trasporti interni e della continuità territoriale, aerea e marittima, e un piano delle opere pubbliche, per le reti e i nodi di traffico, per le TIC e per tutte le infrastrutture civili.
  • politiche industriali ed energetiche di difesa e rilancio dei presidi esistenti e orientate all’innovazione, alla transizione ecologica e digitale, per la rinascita della Sardegna e delle sue zone interne, attraverso l’attrazione d’investimenti e la valorizzazione delle risorse locali.
  • Rilancio della ricerca scientifica di base e applicata, in rapporto alle università e ai centri di ricerca pubblici e privati, per promuovere l’ammodernamento tecnologico e l’innovazione produttiva nelle imprese e nei sistemi locali.
  • Politiche di governo del territorio rispettose del paesaggio e dei suoi beni culturali, per promuovere una visione moderna di rilancio delle costruzioni e della qualità urbana e del turismo esperienziale.
  • Riforme partecipate, non spartitorie, per l’efficienza amministrativa e l’efficacia dei servizi pubblici.
  • Un progetto di riequilibrio territoriale (aree interne, coste, aree urbane e campagne, città e comuni minori) all’interno di una nuova programmazione dello sviluppo che riconosca e valorizzi le specializzazioni produttive e l’integrazione economica e sociale.