“L'amministrazione penitenziaria diserta il tavolo, parte la protesta dei sindacati di polizia penitenziaria”. A denunciarlo sono Sappe, Osapp, Uilpa Pp, Sinappe, Cisl Fns, Uspp, Cnpp, Fp Cgil, spiegando che “nella giornata di ieri si sarebbe dovuta tenere una riunione sul destino di 970 allievi viceispettori, che stanno completando il percorso formativo nelle scuole dell'amministrazione penitenziaria, a seguito di un concorso il cui iter si completerà a giorni, dopo undici anni dalla data del bando. I sindacati, inizialmente convocati alle 15, hanno atteso invano, fino alle 18, l'arrivo della delegazione di parte pubblica”.
A causa di tutto questo, continuano le sigle, cioè “di (non) gestione delle relazioni sindacali e del mancato rispetto del personale di polizia penitenziaria, impegnato nel corso che attende notizie sulla sua futura destinazione, in relazione a un bando di concorso che ne prevedeva il rientro in sede, tutti i sindacati hanno deciso di non attendere oltre”. L'amministrazione, con tale comportamento, “non solo dimostra che su un tema così delicato non ritiene utile il confronto con le organizzazioni dei lavoratori, ma, contrariamente a quanto dichiarato in più occasioni, registra una scarsa sensibilità anche della parte politica che, interessata più volte per addivenire a una soluzione positiva della vicenda relativa ai ritardi ingiustificabili nel perfezionamento e nella conclusione di un concorso che ha penalizzato già oltremodo chi vi aveva partecipato e superato le prove, dopo oltre un decennio, non coglie l'occasione per dimostrare attenzione nei confronti della polizia penitenziaria”.
Per tale ragione i sindacati fanno appello “alla sensibilità del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per accogliere senza ulteriori tentennamenti e indugi le richieste già chiaramente presentate da tutte le organizzazioni sindacali, in merito al più ampio accoglimento delle aspirazioni dei partecipanti al concorso in questione, stante le lungaggini procedurali che lo hanno caratterizzato, pronti a scendere in piazza per manifestare pubblicamente il disagio vissuto dal personale interessato”.