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Sfruttamento, caporalato, violenza. La storia è sempre quella e si ripete senza tregua da Nord a Sud. Questa volta i racconti dell’orrore riportati da chi ha condotto le indagini parlano addirittura di frustate con un todino di ferro di quelli che servono per tendere i fili delle vigne. L’ennesimo racconto dell’orrore, infatti, si è svolto tra le prestigiose colline delle Langhe, coperte di filari, culla di quel vino che porta in giro per il mondo l’eccellenza del Made in Italy. Anche lì – la Flai Cgil lo denuncia ormai da molto tempo – l’organizzazione del lavoro è spesso in mano ai caporali e a un sistema di sfruttamento e costrizione dai tratti disumani.
A portare a galla questa realtà le accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e di violazione della normativa sul soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale mosse a tre cittadini stranieri, un marocchino, un macedone e un albanese, nei confronti dei quali gli agenti della Squadra mobile di Cuneo hanno eseguito altrettante misure cautelari disposte dalla procura di Asti. Per i primi due la misura è degli arresti domiciliari, per il terzo di divieto temporaneo di esercitare attività professionali. Oltre alle misure cautelari sono stati sottoposti a sequestro preventivo 5 veicoli, utilizzati dagli indagati per accompagnare i bracciati sul luogo di lavoro e l'immobile utilizzato per ospitare i braccianti. A dare la notizia è l’agenzia di stampa Adnkronos.
Cosa è emerso dalle indagini
Dalle indagini è emerso che gli indagati, in modo disgiunto tra loro, attraverso imprese individuali a loro riconducibili operanti in diverse località del cuneese, approfittando dello stato di bisogno, avrebbero reclutato lavoratori di origine prevalentemente africana, Gambia, Guinea, Nigeria, Marocco, Egitto, Senegal, Mali, Burkina Faso, Costa d'Avorio, ma anche Albania, in gran parte irregolari sul territorio nazionale, privi di valide soluzioni abitative, per impiegarli in vigna presso terzi, in totale violazione delle normative contrattuali, paghe di sei euro all'ora, inosservanze delle normativa sull'orario e sulla sicurezza sul lavoro, controlli dei lavoratori con minacce di non essere pagati o di essere allontanati.
Violenti pestaggi contro i lavoratori che protestavano
Addirittura, in due casi alcuni lavoratori, dopo essersi lamentati delle condizioni di sfruttamento in cui versavano, sarebbero stati puniti con violenti pestaggi, uno dei quali con l'utilizzo di un todino di ferro prelevato dal filare di sostegno a una vigna. A tutti e tre gli indagati è stata contestata l'aggravante di aver reclutato più di tre lavoratori e di aver utilizzato persone straniere prive di permesso di soggiorno o con permesso di soggiorno scaduto mentre a carico di uno di loro è stato accertato che i lavoratori venivano collocati all'interno dell'immobile in una situazione di degrado, di sovraffollamento e precarie condizioni igieniche.
Flai Cgil: “Agire in fretta, a partire dalla piena applicazione della legge 199”
“L’operazione della Questura di Cuneo, che ha portato arresti e misure cautelari, conferma una realtà denunciata e segnalata da anni dalla Flai Cgil ai tavoli istituzionali, contrattuali e agli enti preposti. Situazioni di sfruttamento e intermediazione di manodopera illecita in un settore come quello vitivinicolo, che vede ampie sue parti sempre più spesso teatro di sfruttamento in tutto il Paese, anche nelle Langhe, patrimonio dell’Unesco – dichiara la segretaria generale della Flai di Cuneo, Loredana Sasia –. Preoccupazione espressa anche a seguito delle 9 misure cautelari emesse già nel marzo scorso per caporalato in cui emergeva una cornice squallida con decine di lavoratori coinvolti. Qualcuno già allora cercava di sminuire il fenomeno”.
“Per debellare le situazioni di sfruttamento, anche a salvaguardia di quelle aziende che operano rispettose del lavoro – sottolinea Sasia – è necessaria l’assunzione di responsabilità lungo l’intera filiera, con il ruolo attivo, senza tralasciare la necessaria abrogazione della Legge Bossi Fini, una legge iniqua e dannosa che affonda le sue radici nella ricattabilità dei lavoratori. Solo il 20% di chi arriva con il decreto flussi ottiene un contratto di lavoro regolare, dov’è lo Stato per il resto dell’80%? Di particolare importanza per liberare i lavoratori dai caporali e per una maggiore integrazione sul territorio dei lavoratori sono le iniziative che intervengono sui temi dell’abitare e del trasporto dei lavoratori, in cui apposite politiche pubbliche sono essenziali”.
“Nelle Langhe verrà aperta la prima accoglienza diffusa ad agosto nell’ambito del progetto Commonground che vede il nostro sindacato assieme ad alcune associazioni parti attive – aggiunge Silvia Guaraldi, segretaria nazionale della Flai Cgil –. Ancora una volta il settore vitivinicolo nelle Langhe balza alle cronache per vicende di sfruttamento, caporalato e violenza; è più che necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità: non si tratta di episodi isolati, c’è un problema nel settore ed è necessario che le associazioni di rappresentanza e le imprese sane si impegnino per debellare questo odioso fenomeno. Innanzitutto – continua Guaraldi – partendo dalla piena applicazione della Legge 199/2016 che prevede l’istituzione di sezioni territoriali della rete del lavoro agricolo di qualità in tutte le province. Queste, infatti, sono il luogo deputato a trovare soluzioni, a esplorare schemi per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, a ragionare di alloggi e trasporto, ovvero dove prolifera il caporalato”.
“Questi ultimi arresti, evidenziano un problema che denunciamo da tempo. Non è più accettabile – dichiara Denis Vayr, segretario generale Flai Piemonte –, ci attiveremo con la nostra capacità d’iniziativa per porre il tema. Questo è solo la punta dell’iceberg di un contesto lavorativo nel quale sfruttamento e riduzione in schiavitù sono una piaga da debellare”.