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Circa sette milioni di euro di sequestri preventivi e quattro imprenditori sotto indagine per intermediazione illecita e sfruttamento dei lavoratori. Questo l'esito di un'operazione contro il caporalato eseguita la mattina del 19 giugno dai carabinieri nei campi agricoli del litorale jonico lucano. I militari dell'Arma hanno operato in diversi comuni del Materano, tra cui Scanzano Jonico e Tursi (Matera). I sequestri preventivi, disposti dal gip di Matera Angela Rosa Nettis, fanno riferimento a un'inchiesta che nel gennaio scorso portò a 12 arresti e altre due misure restrittive per lo sfruttamento di lavoratori stranieri (nella maggior parte romeni) impegnati nella raccolta di frutta e verdura nei campi agricoli della fascia jonica metapontina e costretti a lavorare fino a 14 ore consecutive con un salario medio di 3,5 euro. I carabinieri hanno posto sotto sequestro diversi conti correnti, cinque aziende agricole, terreni, prefabbricati, mezzi e attrezzature aziendali. I particolari dell'operazione sono stati illustrati stamani, in una conferenza stampa, dal Procuratore della Repubblica di Matera, Pietro Argentino, dal pm Annafranca Ventricelli, e dal comandante provinciale dei carabinieri, tenente colonnello Samuele Sighinolfi.
Per la Flai Cgil, il sindacato dell'agroindustria, l’operazione "dimostra come il tema del caporalato rimanga una questione che grava pesantemente sulle nostre campagne e sui tanti lavoratori sfruttati". Questo il commento del segretario generale della categoria, Giovanni Mininni. “Alle forze dell’ordine - prosegue il dirigente sindacale - va tutto il nostro plauso per le continue operazioni che tentano di aggredire questo orribile crimine. Al contempo, però, torniamo a chiedere con forza che la Legge 199/2016 venga applicata in tutte le sue parti, questo perché solo così sarà possibile sradicare la piaga del caporalato e dello sfruttamento alla radice, prevenendo il consumarsi del reato stesso e così tutelando i lavoratori, a partire anche dalla corretta e piena applicazione del contratto di lavoro".
Incalza Mininni: "Se la parte 'repressiva' della legge funziona, è necessario ora dare piena e reale attuazione a quella preventiva, agendo su incontro tra domanda e offerta di lavoro, trasporto e accoglienza, in questo modo si toglierebbe veramente ogni forza dalle mani dei caporali e degli imprenditori che ad essi si rivolgono”. “Nella Legge 199 – conclude Mininni - ci sono tutti gli strumenti per fare quello che chiediamo, non servono modifiche, come ogni tanto sentiamo ripetere, ma serve applicare pienamente la legge, senza ulteriori ritardi, senza tentennamenti da parte di tutti i soggetti coinvolti”.
Sulla stessa linea il sindacato lucano: “Serve una maggiore presenza delle istituzioni sui territori e l’applicazione Legge 199/2016”, affermano il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa, il segretario generale Flai Cgil Basilicata Vincenzo Esposito e il segretario provinciale Flai Cgil Matera Michele Andriulli. “Nonostante la legge nazionale di contrasto al caporalato e l’Accordo quadro in Basilicata attuativo del Protocollo sperimentale nazionale per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura – continuano i tre segretari - c’è ancora molto da fare per difendere questi lavoratori, costretti a lavorare fino a 14 ore consecutive per 3,5 euro l’ora.
"È solo attraverso l’applicazione della legge 199/2016 che sarà possibile sradicare questo fenomeno così ancora tanto presente nelle campagne lucane, a partire dalla corretta e piena applicazione del contratto di lavoro. È solo intervenendo sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro, trasporto e accoglienza – concludono Summa, Esposito a Andriulli - che si impedisce a imprenditori agricoli senza scrupoli di continuare a sfruttare i braccianti impiegati nelle campagne”.