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"Se nel 2008 il rapporto lavoratori diretti e dipendenti dei cantieri nautici era uno ogni cinque rispetto a quello degli appalti, nel 2019 si registra un lavoratore diretto, in media, ogni otto lavoratori degli appalti, e in certi casi uno su dieci. In Toscana si registrano 18.500 lavoratori che ruotano intorno alla filiera produttiva della nautica, considerando anche tutti i servizi collegati al settore. Un comparto ricco, dove la ricchezza non è distribuita ai lavoratori che, non a caso, per la gran parte non hanno un premio di risultato e il secondo livello contrattuale". Così Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana
"Invece, esistono tante paghe conglobate e contratti personalizzati, dove ogni mese viene retribuito un rateo di tredicesima, ferie, tfr: la busta paga sembra più ricca, ma i soldi sono quelli che spettano di diritto ai lavoratori, le ore straordinarie sono retribuite spesso sotto la voce trasferta. Gli orari sono fuori controllo e si registrano problemi sulla sicurezza e sulla nocività degli ambienti di lavoro. Sono necessarie specifiche contrattazioni di sito o di filiera, in modo da redistribuire parte della ricchezza anche ai lavoratori, al fine di farli sentire parte integrante del processo produttivo. Non è la stessa cosa se i lavoratori si sentono parte della realizzazione dei beni prodotti o se, invece, si sentono estranei. Poi, c'è il problema della formazione, strettamente connesso alle prospettive di sviluppo del settore. Con appalti fatti al massimo ribasso, la conseguenza è che non si fa formazione nella miriade di ditte che fanno parte della filiera", prosegue il sindacalista.
"In passato, anche le ditte in appalto facevano più formazione, assumevano, e nei cantieri, quando notavano un lavoratore che aveva acquisito professionalità, magari lo prendevano alle dirette dipendenze. Ora, invece, se aumentano i carichi di lavoro, si subappalta ulteriormente, sempre nella logica di ridurre i costi, mentre le aziende committenti non assumono più nei reparti produttivi e automaticamente le professionalità sono distrutte e sacrificate in nome del profitto. La nautica continua imperterrita nel suo sistema produttivo distorto, la crisi degli anni passati pensavamo avesse fatto riflettere: al contrario, la ripresa ha portato più ingiustizia sociale di prima. Dagli sviluppi produttivi di questi anni, dipendono le sorti di prospettiva future del settore. Continuiamo a pensare che non esiste un vero futuro della nautica, se fondato sull’arretramento delle condizioni dei lavoratori", aggiunge il dirigente sindacale.
"Ci vogliono scelte coraggiose, anche sulle concessioni demaniali pubbliche, e le istituzioni devono tornare a dare un indirizzo strategico al settore. Continueremo a contrastare modelli di sviluppo distorti, perché fondati contro i diritti dei lavoratori e della collettività e ci batteremo affinché si possa arrivare a uno sviluppo nell’interesse collettivo, dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori. Restiamo in attesa, ma non troppo, di una convocazione da parte della Regione, per provare a definire uno specifico protocollo della nautica regionale", conclude il leader Fiom Toscana.