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“La fine del sistema di accoglienza nel Calatino porterà alla perdita di circa 900 operatori tra diretto e indotto, considerando sia il Cara di Mineo che gli Spraar, in un territorio già gravato da una profonda crisi economica e sociale”. A dirlo in una nota è il segretario generale della Filcams di Caltagirone, Francesco D’Amico. Già da settembre 2017, periodo di pubblicazione del bando per la gestione del Cara di Mineo, “il sindacato aveva manifestato forti perplessità e preoccupazioni per la riduzione delle ore di lavoro che, oltre a pregiudicare il sostentamento necessario e minimo degli addetti, ha causato di un fisiologico peggioramento dei servizi, trasformandosi in un danno all'utenza speciale”.
“Le riduzioni orarie e i tagli dei servizi – aggiunge il sindacalista – hanno portato a una prima perdita di 170 posti di lavoro al 1° ottobre dell’anno scorso, data del cambio appalto dei servizi del Cara di Mineo. Da quel momento si sono registrati ulteriori licenziamenti a causa della riduzione degli ospiti all'interno del centro, tanto che a dicembre 2018 sono state licenziate 20 persone a e a gennaio altre 10 unità. E non finisce qui, perché sono previsti ulteriori 30 licenziamenti entro marzo, mentre per quanto concerne il numero degli ospiti, da 2.400 unità presenti nel mese di ottobre 2018, oggi si registrano 1.190 presenze”.
La questione riguarda anche i centri di seconda accoglienza che non godono di buona salute. “In questi giorni – precisa il sindacalista – siamo venuti a conoscenza della nota della Prefettura di Siracusa indirizzata agli Sprar con la quale, a seguito della legge 132 del 1 dicembre 2018, vengono riportate le disposizioni in merito al nuovo elenco delle categorie degli ospiti, nonché la comunicazione della cessione di alcuni servizi erogati dal centro. Una condizione, questa, che pone i lavoratori dei vari centri in grande stato d’incertezza e di preoccupazione sul futuro, come dimostrano i notevoli ritardi nel pagamento delle retribuzioni e l’avvio di procedure di licenziamento”.